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Sogefil, soldi spariti
e lavoratori licenziati

Comuni in fila come creditori in attesa. E arrabbiati. Si allunga l’elenco dei municipi, distribuiti a macchia di leopardo in tutta la Calabria, che si rivolgono alla magistratura inquirente per denunciare presunte violazioni della Sogefil spa, l’agenzia di accertamento e riscossione dei tributi finita al centro di inchieste avviate da diverse procure della regione. Tant’è che si sta valutando la possibilità di riunire i vari fascicoli in un solo filone affidato alla magistratura inquirente cosentina, considerato che la sede della società per azioni è nell’area urbana bruzia. Il fascicolo è seguito in prima persona dal procuratore Dario Granieri e dall’aggiunto Domenico Airoma, che vi lavorano assieme a una serie di sostituti, il cui numero potrebbe anche lievitare nei prossimi giorni se la lista dei Comuni denuncianti si allungasse ulteriormente. Al centro dell’inchiesta ci sono i soldi versati, tra il 1992 e il 2012, dai contribuenti dei sessantatré enti locali che avevano affidato alla Sogefil la riscossione dei tributi. Denaro che sarebbe stato realmente incassato dalla spa, senza però mai essere trasferito alle casse delle istituzioni. L’inchiesta della procura cosentina ha registrato una svolta nei giorni scorsi, quando i magistrati titolati del fascicolo hanno disposto una serie di perquisizioni domiciliari nelle abitazioni di sette indagati oltre che nella sede della Sogefil e della Elleti Services srl, società che per Sogefil svolgeva il servizio di stampa e imbustamento degli avvisi di pagamento da inviare ai contribuenti. Entrambe hanno sede a Rende e fanno riferimento agli stessi vertici. La delega è stata affidata ai militari del nucleo speciale della polizia valutaria della guardia di finanza di Reggio Calabria, i quali nel corso di un controllo domiciliare hanno rinvenuto alcune schede elettorali riconducibili al voto del 2008, tra le cose di Antonio Trovato, a Cariati, uno dei sette indagati. Quelle schede in bianco costringono a valutare scenari tanto inediti quanto inquietanti, sinora non valutati. Cioè il possibile coinvolgimento nel giro di personaggi politici, magari pure di primo piano. Ma inseriti con quale ruolo? A questa e molte altre domande dovranno cercare eventuali risposte gli inquirenti, i quali è possibile chiedano chiarimenti agli stessi indagati. Magari prendendo spunto da quanto emerso in inchieste pure recenti affidate ad altri palazzi di giustizia calabresi. Molti dei Comuni ormai ex clienti della Sogefil sono stati costretti ad aprire contenziosi per tentare di recuperare mancati introiti per cifre molto alte: Morano, Cariati, Lago, Zumpano, Casole Bruzio, Civita, Amantea, San Lucido, Falconara, Carolei, Grimaldi, Malito, Belvedere Marittimo, Pietrapaola, l’unione dei comuni Pandosia nel Cosentino, oltre a Nicotera nel Vibonese, hanno già avviato iniziative giudiziarie. Si tratta di esposti che si somigliano, raccontano tutti impegni disattesi da parte della società al centro dell’inchiesta. Le sette persone fisiche e le due società iscritte nel registro degli indagati per peculato sono Antonio, Leonardo e Giovanna Trovato, Mauro Nucaro, Mario Lo Po, Maria Grazia Lo Po, Giancarlo D’Agni, la Sogefil e la Elleti Services. Parallelamente alle inchieste penali cammina la procedura fallimentare della Sogefil, promossa dinanzi al tribunale di Cosenza non solo da creditori esterni ma anche e soprattutto da alcuni dei trentuno ex dipendenti della società per azioni finita nell’occhio del ciclone giudiziario. I lavoratori accreditano diverse mensilità, alcuni addirittura dal 2010, mentre per tutti pare ci siano problemi legati all’accantonamento del trattamento di fine rapporto. Parte di loro, inoltre, ha verificato la posizione contributiva all’Inps, scoprendo amaramente che pure in queste caselle il versamento dei contributi, da parte della Sogefil, non è stato regolare, nè tantomeno puntuale.   

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