L'Università della Calabria, pronta per lo screening neonatale. A sostenerlo è il prof. Giovanni Sindona, direttore del dipartimento di Chimica e Tecnologie Chimiche dell'ateneo di Arcavacata. Lo screening neonatale è “ un'analisi – spiega- che si fa sul sangue del neonato entro le prime 72 ore di vita e consente di individuare tra 50 e cento indicatori, si chiamano marcatori di patologie, che possono insorgere nel futuro”. Ci sono le attrezzature e il business plan che – sottolinea Sindona “porterebbe ad un ricavo e non ad un costo entro cinque anni di tre milioni di euro, all'interno dei quali sono previsti anche gli stipendi per i ricercatori a termine.” Cosa manca per l'attivazione del servizio? “L'autorizzazione da parte della Regione” “ perchè – evidenzia Sindona- si tratta di un intervento che ha senso solo se inserito in un protocollo regionale” Al momento in Calabria l'unica struttura in grado di effettuare lo screening neonatale è il Mater Domini di Catanzaro, ma aggiunge il docente dell'Unical “non con queste caratteristiche”. In alternativa la Sicilia o la Toscana. Nei laboratori dell'Unical sarebbe inoltre possibile l'uso della spettometria di massa per vedere le immagini. “Stessa cosa che fa la risonanza- precisa- con la differenza che la spettometria di massa va a vedere le molecole e quindi constata lo stato di qualunque superficie in funzione delle molecole.” “ Questo lo possiamo fare se abbiamo 40-50mila euro”.