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Aggravante mafiosa
Cassazione dice no

Nessuna aggravante mafiosa per gli ex amministratori di Rende,  l’ex sindaco Umberto Bernaudo e l’ex asssessore Pietro Ruffolo, coinvolti nell’inchiesta della DDA di Catanzaro su presunti rapporti con alcuni esponenti della criminalità organizzata nell’ambito della società in house del comune “Rende Servizi”, tra i cui dipendenti figurava Michele Di Puppo, ritenuto esponente di primo piano della cosca Lanzino e finito in manette nella stessa inchiesta. I giudici della Cassazione hanno rigettato il ricorso della procura distrettuale di Catanzaro stabilendo che mancano i gravi indizi per riconoscere l’aggravante mafiosa a carico dei due amministratori e di Di Puppo. Una vittoria per la difesa, un presupposto importante per la rideterminazione dell’impianto accusatorio in vista della conclusione delle indagini prevista a breve. E cosi gli ermellini hanno “sgonfiato” il caso Rende che nel novembre scorso aveva suscitato molto clamore con l’arresto dei due esponenti politici, entrambi tra l’altro consiglieri provinciali, a cui erano stati concessi i domiciliari, con l’accusa  di corruzione e corruzione elettorale. Secondo il procuratore della DDA Antonio Vincenzo Lombardo e l’aggiunto Borrelli, Bernaudo e Ruffolo avevano favorito la società “Rende Servizi”, nata come cooperativa di tipo B poi trasformata nel 2008 in società in house del comune e che vedeva tra i dipendenti soggetti riconducibili o vicini alla cosca Lanzino, come Di Puppo,  in cambio di sostegno elettorale alle elezioni provinciali del 2009. Accuse contestate dalla difesa, ma sostenute tenacemente dai magistrati della DDA tant’è che gli stessi hanno prima presentato ricorso al tribunale del riesame contro la decisione del GIP di non riconoscere l’aggravante mafiosa nel provvedimento cautelare e di fronte alla decisione del TDL di non accogliere l’istanza e avallare,  quindi, la valutazione del GIP,  si sono rivolti alla Cassazione. Ma anche qui, i giudici della suprema corte, hanno ritenuto che nell’inchiesta non ci sono elementi tali da supportare l’aggravante mafiosa. Bernaudo e Ruffolo con i loro comportamenti non avrebbero favorito consapevolmente la cosca Lanzino, nessuna mafiosità quanto piuttosto avrebbero messo in atto una prassi clientelare radicata e una scellerata linea di condotta politico amministrativa.  

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