Nessuna aggravante mafiosa per gli ex amministratori di Rende, l’ex sindaco Umberto Bernaudo e l’ex asssessore Pietro Ruffolo, coinvolti nell’inchiesta della DDA di Catanzaro su presunti rapporti con alcuni esponenti della criminalità organizzata nell’ambito della società in house del comune “Rende Servizi”, tra i cui dipendenti figurava Michele Di Puppo, ritenuto esponente di primo piano della cosca Lanzino e finito in manette nella stessa inchiesta. I giudici della Cassazione hanno rigettato il ricorso della procura distrettuale di Catanzaro stabilendo che mancano i gravi indizi per riconoscere l’aggravante mafiosa a carico dei due amministratori e di Di Puppo. Una vittoria per la difesa, un presupposto importante per la rideterminazione dell’impianto accusatorio in vista della conclusione delle indagini prevista a breve. E cosi gli ermellini hanno “sgonfiato” il caso Rende che nel novembre scorso aveva suscitato molto clamore con l’arresto dei due esponenti politici, entrambi tra l’altro consiglieri provinciali, a cui erano stati concessi i domiciliari, con l’accusa di corruzione e corruzione elettorale. Secondo il procuratore della DDA Antonio Vincenzo Lombardo e l’aggiunto Borrelli, Bernaudo e Ruffolo avevano favorito la società “Rende Servizi”, nata come cooperativa di tipo B poi trasformata nel