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Renziani a D'Attorre
'subito dimissioni'

La mancata nomina di un esponente del PD calabrese negli incarichi di sottogoverno diventa per l’area renziana, guidata dall’on. Ernesto Magorno,  motivo di duro attacco al commissario regionale Alfredo D’Attore. Magorno e i comitati pro-Renzi della Calabria richiamano un’immagine circola da diversi giorni sul web ovvero un fotomontaggio che ritrae il Commissario D’Attore nelle vesti di quel soldato giapponese che, anche se la guerra era finita, continuò da solo a combattere, fedele alle consegne che gli erano state affidate. “Una foto – si legge in una nota - che, anche se in chiave ironica, rende bene l’idea della pervicacia con la quale il Commissario del Pd non lascia il suo incarico pur sapendo di non averne più la legittimità politica per proseguire nel suo mandato. Un Commissario, che è espressione di un Segretario e di una Segreteria che si è dimessa, vede chiaramente il suo incarico svuotato delle ragioni politiche che lo ispiravano.  Per tale motivo, con la pacatezza che impone il momento politico e sociale già teso, ma con altrettanta fermezza, chiediamo che l’on. D’Attorre abbandoni il campo, senza se e senza ma, e lo lasci ad un comitato di reggenza composto da democratici calabresi che siano espressione reale  di tutte le anime e i territori della nostra regione.  A queste ragioni, che già di per sé basterebbero, si aggiunge l’ultimo ed ennesimo schiaffo che è stato inferto al Pd calabrese: il fatto che nessun sottosegretario, per non parlare dei Ministri,  proveniente dalla nostra regione, sia entrato nella squadra di governo di Enrico Letta. Un fatto che la dice lunga sull’autorevolezza e sul peso che il Commissario ha assicurato nello scacchiere della geografia politica al nostro partito: cioè praticamente nullo. L’area “renziana” del Pd calabrese è pronta ad impegnarsi senza risparmio nel faticoso lavoro che toccherà a chi deve ricostruire il partito in Calabria, occupandosi esclusivamente di contenuti e non di regole, ma non può avviare questo percorso  e nessun altro ragionamento, se prima non si mette mano ad un profondo rinnovamento della dirigenza del partito e non si sgombra il campo dall’equivoco creato dalla presenza di un Commissario a tutti gli effetti  delegittimato”. 

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