«Il sottoscritto è fiero di essere calabrese, di vivere e svolgere la propria professione in Calabria, ma essere volutamente pregiudicato dall’essere calabrese, mi ha offeso intimamente». A leggere la denuncia inoltrata in Procura da un giovane professionista cosentino, difeso dall’avvocato Pierpaolo Rodighiero e sostenuto dal Codacons, sembra di essere tornati indietro nel tempo. Più in particolare a quegli anni durante i quali, a Milano come a Torino, si leggevano cartelli del tipo “Non si affittano case ai meridionali” e via discorrendo con tutto il prontuario del razzismo tricolore. In questo caso al meridionale di turno, che a febbraio s’è recato nella “terronissima” cittadina irpina di Atripalda per acquistare un fuoristrada, sarebbe stato impedito di accendere un leasing. Un rifiuto incredibile, a dire del denunciante, perché motivato dalla sgradita provenienza del cliente. La società finanziaria con sede nel Cuneese, del resto, dopo aver analizzato la posizione del professionista cosentino «mi rifiuta la richiesta di subentro in quanto, benché avendo i requisiti richiesti per l’accesso al leasing in questione, non vuole avere rapporti lavorativi con la regione Calabria ». Sentirsi dire roba del genere per telefono è un conto, magari l’interlocutore può aver sbagliato o interpretato male il contratto. Per questo motivo, non potendo credere a una motivazione del genere, l’acquirente bruzio ha invitato l’azienda piemontese a spiegare l’intera faccenda nero su bianco. E a questo punto è giunta la seconda sorpresa: «Avuto il rifiuto e la motivazione per iscritto, ho appreso, purtroppo, che il mio nominativo è rimasto in banca dati rischi per 30 giorni, inibendomi, di fatto, ogni forma di diverso finanziamento presso altro istituto». Oltre al danno la beffa, quindi, anche perché il professionista calabrese è uno che non se la passa affatto male dal punto di vista economico. Ed è lui stesso a metterlo in evidenza nella denuncia, sottolineando che la rata mensile d’indebitamento basata sul suo reddito tocca la considerevole somma di 5.300 euro. Dall’amarezza per il trattamento subìto al vero e proprio disgusto, il passo è breve: «Ci risiamo con i luoghi comuni, con gli stereotipi, con i pregiudizi, secondo i quali il meridionale sarebbe, necessariamente e sicuramente, uno scansafatiche, imbroglione, per natura incapace di rispettare le regole, se non mafioso potenzialmente tale». È esattamente per questi motivi che l’avvocato Rodighiero, condividendo su tutta la linea il disagio e la rabbia del suo assistito, chiede ai magistrati bruzi di perseguire la società cuneese suggerendo due fattispecie di reato. La prima è quella classica della diffamazione, perché il professionista ritiene che siano stati lesi il suo onore e la sua professionalità. La seconda fa invece riferimento a un comportamento ancora più grave, la discriminazione dettata dall’odio razziale unita alla propaganda di balzane idee fondate sull’inferiorità etnica di un popolo. Già, l’odio razziale: calabrese uguale ’ndranghetista, truffatore, violento, basso, brutto, coi baffi e scuro di carnagione. Lombroso continua a far danni, ma l’ignoranza eruttata anche negli ultimi giorni (vedi i primi “mar - chi” affibbiati a Luigi Preiti dopo la sparatoria di Palazzo Chigi) può fare anche di peggio.
Caricamento commenti
Commenta la notizia