Se le famiglie possono tirare un sospiro di sollievo, almeno fino a settembre, per la sospensione del pagamento dell’IMU sulla prima casa, non cosi gli imprenditori che devono sborsare a giugno il salatissimo acconto della famigerata imposta sugli immobili. Una vera e propria stangata per capannoni, negozi, alberghi, studi professionali, insomma quegli immobili in cui si esercita attività produttiva, anche se a dire il vero con la crisi che ha ormai sfiancato tutti, che ha minato profondamente il tessuto economico italiano e calabrese in particolare, di produttivo è rimasto davvero poco. L’IMU, che per le aziende già nell’acconto di giugno subirà un incremento esponenziale per il previsto aumento dei valori fiscali e per i ritocchi annunciati dagli enti locali, darà un ulteriore colpo di grazia al già fragile tessuto produttivo perché sarà concomitante anche con altre scadenze a cominciare dalla tassa sui rifiuti e con l’aumento dell’IVA. A rilanciare l’allarme in Calabria il presidente di Confindustria Cosenza Natale Mazzuca: “Si parla tanto di favorire una maggiore produttività e competitività delle imprese e poi non si interviene per arginare le prevedibili distorsioni che comporterà l’annunciato maxi aumento degli importi, già elevatissimi pagati lo scorso anno per i beni strumentali alle imprese, ovvero l’IMU. Un doppio tributo – continua Mazzuca – allo stato e ai comuni che rischia di portare al collasso soprattutto le piccole imprese che hanno difficoltà di liquidità e soffrono la stretta creditizia”. Quindi una proposta: “Almeno i comuni rinuncino alla loro quota per alleggerire il balzello e dare un segnale tangibile alle attività economico-produttive presenti sul territorio che incidono profondamente sui livelli di reddito e occupazione, quindi, anche sulla tenuta sociale.