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Lungo e inquietante
elenco di calabresi
uccisi a Roma

Quegli strani delitti all'ombra del cupolone. Abbondano gli omicidi di calabresi consumati a Roma. Non solo e non tutte storie di 'ndrangheta, malavita e sgarri lavati col sangue. Almeno questo emerge dalle indagini condotte finora. Certo colpisce la frequenza con cui, soprattutto negli ultimi mesi, vengono registrati casi di calabresi variamente emigrati nell'Urbe. È ancora avvolta dal mistero la morte di Elio Perri, il cinquantenne originario di Luzzi che viveva tra la Calabria e la capitale commerciando in funghi. Un’attività che aveva ripreso a distanza di anni dopo essere andato via dal paese in cerca di fortuna nel mondo dello spettacolo. In mezzo alla campagna di fianco alla via Collatina una persona ha scoperto il corpo dell’uomo chiuso in una Audi 4 cabriolet di colore nero parcheggiata. L’ipotesi privilegiata è l’omicidio, ma almeno al momento non se ne escludono altre. A fine febbraio il giallo di Daniele Alessio Lopresti, il fotografo originario di Palmi freddato con un colpo di pistola alla testa mentre faceva jogging sulla pista ciclabile nei pressi di Ponte Testaccio. Un mesetto prima, il 24 gennaio Vincenzo Femia, 67 anni, originario di Casignana, genero del patriarca di S. Luca, Giuseppe Nirta, è stato raggiunto alla testa e al torace da nove colpi di pistola esplosi da una potente calibro 9. La polizia ha trovato il corpo riverso sul volante della sua autovettura nel quartiere Ardeatino. Pur trapiantato con la famiglia nella capitale da vent’anni, secondo gli inquirenti aveva mantenuto solidi contatti e rapporti con la Calabria e cosche aspromontane. Angelo Di Masi, un 44enne di Mileto, residente a Velletri, fu freddato il 19 gennaio 2011 in via Fumaroli, nel quartiere Prenestino, con undici colpi di pistola, due dei quali in pieno viso. Addosso la polizia gli trovò 20 grammi di cocaina e mille euro in contanti. A ottobre dell’anno passato tre colpi di pistola diretti alle gambe sono stati esplosi contro Teodoro Battaglia, meccanico di quarantatrè anni originario di Satriano, nel Catanzarese. L’uomo, di buon mattino, era già a lavorare nella sua officina nei pressi della Borghesiana, alla periferia del quartiere del Casilino, dove la città confina con la campagna, quando è stato raggiunto da due persone che lo hanno chiamato per nome per essere sicuri che fosse proprio lui. Quindi gli hanno esploso contro quei tre colpi di pistola.

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