Le donne vivono più a lungo degli uomini, ma si ammalano di più, usano di più i servizi sanitari, ma vivono più anni in cattiva salute. Negli ultimi anni, moltissime ricerche a livello nazionale, europeo e mondiale hanno dimostrato come tra uomo e donna esistono differenze rispetto l’insorgenza, l’andamento e la prognosi di molte malattie. Da sempre tutti i risultati della ricerca medica e l’efficacia di numerose molecole farmacologiche sono state testate medianti trials disegnati su l’uomo e sono stati traslati sulla donna pensando erroneamente di ottenere gli stessi effetti benefici. Cosi non è e occorre un approccio di genere anche nelle malattie. Queste le premesse dell’incontro scientifico che si è svolto a Cosenza in ambito cardiologico patrocinato dall’ANMCO (Associazione Nazionale Cardiologi Ospedalieri) ed organizzato dalla dottoressa Cosima Cloro, cardiologa del presidio ospedaliero “Annunziata” che ha ribadito il concetto che nella maggior parte dei trials clinici le donne sono sempre scarsamente rappresentate, che esistono delle differenze legate al sesso in termini di risposta alle malattie cardiovascolari e di risposta farmacologica alle terapie che vengono impiegate e che tutti gli operatori in campo sanitario devono saper riconoscere. In campo cardiologico, come emerso dagli interventi, si fanno sentire i cambiamenti sociali, economici, lavorativi della donna negli ultimi 60 anni. Infatti, la cardiopatia ischemica è la principale causa di morte per le donne di tutti i paesi, con un tasso di mortalità superiore a quello maschile, ed è la prima causa di morte tra le donne di età compresa tra i 44 e i 59 anni. Le donne hanno maggiori probabilità degli uomini di avere un secondo infarto entro un anno dal primo. Ogni anno in Italia si registrano 30mila decessi per infarto tra le donne, mentre 11mila sono le morti per tumore al seno. L’infarto è quindi una malattia comune nei due sessi, quello che è differente sono le cause e le manifestazioni. Se una donna viene colpita da un attacco cardiaco ha meno probabilità, rispetto a un uomo, che i medici del pronto soccorso lo riconoscano subito, e non perdono minuti preziosi per salvarle la vita.
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