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Panaro ucciso
per una soffiata

pompeo panaro

Ucciso per una “soffiata” mai fatta. Pompeo Panaro, imprenditore, ex consigliere comunale democristiano di Paola, sparì la sera del 28 luglio del 1982. Un commando di ’ndranghetisti lo convocò ad un appuntamento dal quale non fece più ritorno. I resti del suo corpo vennero ritrovati solo l’anno dopo dalla Polizia in una zona di campagna. Non era rimasto molto dello sfortunato commerciante: dei pezzi dello scheletro, piccole parti d’indumenti e una chiave. Che furono restituiti alla famiglia. I resti vennero inumati nel cimitero della cittadina tirrenica dove sono rimasti per più di trent’anni fino a quando, su sollecitazione del figlio della vittima, Paolo, sono stati recuperati e affidati ad un consulente, Aldo Barbaro, che dovrà utilizzarli per procedere ad un esame comparativo del codice genetico. Il pm antimafia di Catanzaro, Pierpaolo Bruni, ha deciso di riaprire le indagini. La nuova inchiesta si snoda intorno alle dichiarazioni rese dall’ex boss Giuliano Serpa. L’ordine di uccidere Panaro partì –secondo il pentito – dal carcere di Cosenza dove si trovava recluso suo cugino, Ennio Serpa, che sospettava l’incolpevole imprenditore d’essere responsabile d’una “soffiata” fatta agli investigatori e costata l’arre - sto, l’11 febbraio 1982, a due “picciotti” del clan. Una “soffiata” che non aveva fatto.

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