Disagi anche in Calabria lunedi prossimo per lo sciopero nazionale indetto dal coordinamento di tutte le sigle nazionali dei dirigenti medici e non. Incroceranno le braccia, per 4 ore ad ogni inizio turno, i dirigenti medici, sanitari, veterinari, amministrativi, tecnici e professionali del servizio sanitario nazionale. Sul tappeto denunce e proposte. Costante mortificazione e penalizzazione degli operatori, drastica riduzione dei servizi erogati in termini di qualità e quantità, conflitti istituzionali insopportabili. Si chiede una immediata rivisitazione della situazione dei precari, della formazione medica, e interventi atti a garantire i livelli essenziali di assistenza, nonché un sistema di urgenza-emergenza efficace , dignitoso e sicuro. La cronaca ci restituisce costantemente il caos dei pronto soccorsi. Una protesta a cui aderiscono ovviamente anche gli operatori sanitari calabresi perché qui, più che altrove, le criticità sono palesi. Nonostante la regione sbandieri dati e risultati positivi, nonostante ostenti ottimismo, beh la versione di chi fa sanità è ben diversa. Sotto accusa la riorganizzazione della sanità, che di fatto ha smantellato e poco ricostruito, la mancanza di confronto in sede di redifinizione del sistema sanitario mediante le nuove linee guida delle aziende sanitarie e ospedaliere. Tagliati fuori i sindacati, ma tagliate fuori dalle decisioni anche i direttori generali a cui va una stoccata al vetriolo: ci saremmo aspettati affermano i rappresentanti dei dirigenti medici e non – almeno una impennata di orgoglio da parte loro di fatto estraniati dalla riorganizzazione. E cosi ci ritroviamo ancora una volta con un sistema niente affatto migliorato. A fronte di una forte contrazione delle strutture ospedaliere e dei posti letto, la Calabria, ora è ben al di sotto degli standard nazionali, non c’è stato un concomitante potenziamento dei servizi sanitari territoriali. E che dire- sostengono i sindacati degli operatori medici e non – dei tagli lineari che hanno mortificato ad esempio una provincia come quella di Cosenza, che nonostante abbia il maggior bacino d’utenza, si è vista applicare gli stessi criteri delle aree più piccole. E’ dal 2007 che ai calabresi vengono negati per incapacità organizzative, livelli essenziali di assistenza adeguati come denunciato dal Direttore generale della programmazione sanitaria del ministero della salute, Bevere, in una recente audizione
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