Abbattimento del deficit finanziario, dai 117 milioni di euro del 2011 si è passati ai 40 previsti del 2013; dimagrimento dell’organico, complice prioritariamente il blocco del turn over: tre anni fa i dipendenti erano 7.500, oggi sono 5.500; rinnovamento e potenziamento delle attrezzature tecnologiche, pagamenti in regola con le strutture convenzionate. Sono questi i dati che il direttore generale dell’ASP di Cosenza, Gianfranco Scarpelli, esibisce con orgoglio e che saranno al centro delle prossime riunioni delle conferenze dei sindaci dei sei nuovi distretti sulla riorganizzazione della continuità assistenziale e di guardia medica. Come da prassi ovviamente non mancano le stoccate alla solita eredità lasciata dalla gestione precedente. Ma questo è un classico. Le responsabilità sono sempre degli altri. Il direttore generale parla di una azienda sanitaria in condizioni disastrose, al momento del suo insediamento, in gravissimo deficit economico finanziario, con una dotazione di attrezzature obsolete di almeno 15 anni, di mancati investimenti nell’innovazione tecnologica. Oggi, dice, gli ospedali territoriali, Acri, San Giovanni in Fiore, Paola, Trebisacce, Corigliano, Praia a Mare, Castrovillari e i vari Capt e poliambulatori sono stati dotati di nuove TAC, nuove risonanze, nuovi dispositivi radiologici telecomandanti. Inoltre, e su questo Scarpelli, punta molto, l’attività dei Nuclei per le cure primarie, partiti in maniera sperimentale, tra i primi in Italia, si è rivelata molto efficace: 300 codici bianchi in media al giorno, ovvero 300 persone che non si riversano nei pronto soccorsi ospedalieri, diecimila indagini diagnostiche per patologie croniche da febbraio a fine agosto.
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