La prima riunione, dopo la straripante vittoria di domenica scorsa, di Matteo Renzi, incoronato segretario nazionale del PD al termine delle primarie che hanno mobilitato circa 3 milioni di elettori, i renziani calabresi l’hanno tenuta in un noto albergo di Cosenza. Ma come? La componente maggioritaria del partito non ha utilizzato la sede della federazione? E’ il primo interrogativo che si sono posti gli osservatori esterni. La cosa è scivolata con una certa non chalance anche se si capiva e chiaramente che le forti frizioni tra cuperliani e renziani non solo non sono state superate, ma se possibile si sono accentuate. E per chi avesse qualche dubbio è bastato sentire gli interventi di Ernesto Magorno, l’ala più oltranzista, ma anche di Sandro Principe, Laratta, Maiolo, Bevacqua, Mannoccio, Pappaterra, Perugini, Midaglia, Castagna, Callipo, per avere un quadro netto della situazione: alla luce dei risultati vanno azzerati gli incarichi provinciali, va rifatto un nuovo congresso, magari in concomitanza con quello regionale perché l’assetto attuale non rispecchia la situazione delineata dalle primarie e perché Luigi Guglielmelli eletto qualche settimana fa nel corso di un congresso falsato per usare le parole di Magorno non può essere considerato espressione della maggioranza. A tal proposito i renziani hanno firmato un documento con cui chiedono alla segreteria nazionale una verifica sulle operazioni congressuali di Cosenza segnate da gravi irregolarità inutilmente segnalate all’ex segretario Epifani. Decisa anche l a linea per il congresso regionale, la cui guida ovviamente non può che andare che alla componente che ha vinto le primarie. Ma è necessario muoversi bene e non d’impeto, perché l’entusiasmo della vittoria può abbagliare. Il richiamo è arrivato da Sandro Principe ed è stato subito condiviso dall’ala più moderata. Bisogna costruire un coordinamento interno. Protagonismo dei giovani si, ma anche valorizzazione delle competenze e delle esperienze.
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