
«L’ho visto girarsi di scatto verso di me e mettere una mano in tasca. Ho pensato avesse una pistola e quindi ho cominciato a sparare. Non volevo ucciderlo, sono pentito di quello che è successo». L’ha ripetuto ieri mattina Giovanni Bertocco durante l’udienza di convalida del fermo dinanzi al gip, al pubblico ministero Giuseppe Cozzolino e al suo avvocato di fiducia Maurizio Nucci. Che tra l’altro ha contattato mercoledì sera poco dopo avere esploso tutti e sette i colpi presenti nel caricatore contro il fratello del padre. Proprio assieme al legale il 34enne s’è costituito ai carabinieri della stazione Cosenza nord, agli ordini del maresciallo Franco Parisi, nel comando provinciale dell’Arma coordinata dal colonnello Giuseppe Brancati. Mentre i militari ammanettavano il giovane, che appena sabato scorso era stato liberato dai vincoli degli arresti domiciliari cui era recluso da otto mesi per maltrattamenti in famiglia, i poliziotti della squadra volante ascoltavano le ultime parole dello zio, Franco Bertocco, adagiato agonizzante su un divano nella casa della madre, dove s’era rifugiato dopo essere stato ferito dal nipote. Con lo sguardo già offuscato, il 61enne indicava agli agenti l’assassino: «È stato niputima... Ha sparatu illu ».
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