Da ieri pomeriggio, Daniela Falcone, la mamma di Rovito che ha ucciso suo figlio è in carcere, a Castrovillari, come aveva disposto il gip di Paola, Pierpaolo Bertone, nell’ordinanza cautelare in carcere. Un provvedimento che era rimasto ineseguito, congelato fin quando le condizioni di salute della 43enne non si fossero ristabilite. E ieri mattina la donna è stata dimessa dal reparto di Psichiatria di Cosenza. Il suo legale, l’avvocato Gianluca Serravalle ha deciso di fare qualcosa per valutare le sue reali capacità di sopportare la galera. L’istanza al giudice potrebbe essere presentata già oggi nel corso dell’udienza che si terrà a Paola, nelle forme dell’incidente probatorio, e che servirà a conferire l’incarico a un perito, un esperto che dovrà verificare le reali capacità mentali della donna.
LA STORIA
Una storia sconvolgente che rimane incredibile ancora adesso, a un mese dal ritrovamento del corpicino di Carmine, in quell’utilitaria di colore giallo, ferma in mezzo ai boschi dell’Appennino paolano. Carmine era già morto e Daniela lì, accanto a lui, con lo sguardo perso nel vuoto. Il bambino è stato massacrato dalla madre. Una donna assetata di vendetta dopo aver scoperto il tradimento del suo uomo. Del resto, il venerdì sera, dopo la confessione choc del compagno, Daniela reagì con la proposta che terrorizzò il marito: «Adesso, per risolvere la faccenda non resta che ammazzarci tutti. Ci uccideremo insieme...». E il giorno dopo è andata a prendere in anticipo il figlio a scuola eseguendo il suo folle disegno: estinguersi in massa per cancellare il peccato del tradimento che la donna non riusciva proprio a sopportare. Daniela lottava quotidianamente per difendere la sua vita, quel che di dolce e amoroso aveva costruito, col marito e il loro unico figlio, Carmine, una serena casa, la speranza di una famiglia felice. Ora dovrà aprirsi un varco verso un futuro mutilato da un vuoto incolmabile.
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