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Esce 'Mamma Ndrangheta'
dalla Garduna ad oggi

Anatomia di una mafia sottovalutata e potente. Un viaggio lungo più di un secolo tra le organizzazioni criminali che hanno infestato l’area settentrionale della Calabria. Un viaggio tra boss e picciotti prima della “picciotteria” e poi della ’ndrangheta compiuto esaminando sentenze, documenti di archivio, pubblicazioni e giornali d’epoca e ricercando, come una volta facevano i grandi giornalisti, le foto più significative di personaggi che hanno dominato città e paesi forti, a volte, di un impressionante consenso sociale. Il  libro di Arcangelo Badolati, giornalista, caposervizio della Gazzetta del Sud, scrittore,  “Mamma 'Ndrangheta” (718 pagine; 33 capitoli; edito dalla Pellegrini) è stato definito dal magistrato Nicola Gratteri e dallo scrittore Antonio Nicaso, che ne hanno curato la prefazione, «l’opera più completa ed esaustiva scritta sulle organizzazioni criminali della provincia di Cosenza». Nel suo nuovo lavoro, Badolati traccia la mappa delle cosche calabresi e la catena di comando che ne determina strategie e interessi individuando l’esistenza di due “crimini”, uno a Cirò e l’altro a San Luca, così come emerge dalle più recenti indagini condotte dalle procure antimafia di Reggio e Catanzaro. L’autore esamina anche la produzione letteraria riguardante il fenomeno della criminalità organizzata in Calabria, soffermandosi in particolare su un autore, Save- rio Montalto, colpevolmente sottovalutato e dimenticato, che per primo nel suo più celebre lavoro – “La famiglia Montalbano” – parlò in anni lontani dell’esistenza di una struttura unitaria di coordinamento della ‘ndrangheta in provincia di Reggio Calabria. Particolarmente interessante si rivela poi nell'opera di Badolati la parte dedicata alla Garduña spagnola, per lungo tempo ritenuta matrice di riferimento storico della ’ndrangheta e della quale parla per la prima volta una scrittrice francese, la quale pubblicò sotto lo pseudonimo spagnolo di Victor de Fereal. Le tesi sostenute per oltre cento anni dalla storiografia vengono smontate dall'autore accreditando la credibile ipotesi che la Garduna sia stata solo una invenzione letteraria della donna, di cui Badolati indica peraltro il nome completo: Irene de Suberwick. Appassionante poi il racconto dello sviluppo e della evoluzione tra l’Ottocento e il Novecento della criminalità bruzia. Un racconto che si sviluppa partendo dal primo dibattimento celebrato contro la “picciotteria” cosentina e si proietta sino ai giorni nostri, passando per le “fortune” fatte negli Stati Uniti anche da due cosentini – Frank Costello e Jim Colosimo – a New York e Chicago. Badolati testimonia pure della presenza in Calabria di Lucky Luciano, il grande capo di Cosa nostra americana, ricostruendone l’episodio e dimostrandone la veridicità con una foto del boss americano assolutamente introvabile. Ma c'è dell'altro. Nella sua prima parte, “Mamma ’ndrangheta” smentisce infatti un assunto per decenni accreditato dalla storiografia di settore circa la mancanza di tradizioni storiche della mafia cosentina dimostrando, al contrario, che essa ebbe un periodo di splendore lungo i primi trent’anni del secolo scorso. In epoca più recente, la criminalità organizzata di Cosenza ha avuto, invece, uno sviluppo moderno passato attraverso l’azione dei suoi uomini più rappresentativi: Luigi Pennino, Luigi Palermo, Franco Pino, Antonio Sena, Santo Carelli, Franco Muto e Franco Perna, dei quali l’autore traccia con documentate ricerche le personalità. Il libro ricostruisce dettagliatamente decine di omicidi compiuti tra il 1977 e il 2014 con approfondimenti sull'assassinio del piccolo “Cocò” Campolongo e sulla strage di San Lorenzo del Vallo. Nel volume vengono pure svelati, attraverso documenti inediti e testimonianze, i rapporti degli 'ndranghetisti del Cosentino con i trafficanti del Pkk curdo, con i Lupi grigi turchi e con le più potenti consorterie criminali siciliane. L'autore individua e descrive, inoltre, gli interessi dei clan calabresi in Germania e poi descrive il profilo, umano e criminale, di decine di pentiti che, dalla metà degli anni '90 sino al 2014, sono comparsi sulle scene giudiziarie locali. Arcangelo Badolati racconta, infine, i retroscena della indagine che portò alla ricerca, davanti alle coste di Cetraro, di una fantomatica nave carica di rifiuti tossici. Una storia che il pentito Francesco Fonti tentò di accreditare come vera, venendo però clamorosamente smentito dai fatti. L’autore dimostra come Fonti apprese notizie sullo smaltimento illegale delle scorie nucleari da un compagno di de- tenzione che era un faccendiere impegnato in questo sinistro genere di affari. Scrivono nella prefazione Nicola Gratteri e Antonio Nicaso: «Se s’intende conoscere e studiare l’evoluzione delle organizzazioni mafiose nell’area settentrionale della Calabria non si può prescindere da questo volume che, oltre a interessanti e indispensabili ricostruzioni mirate di accadimenti, offre spunti di riflessione sulle strade da intraprendere per arginare l’offensiva della ’ndrangheta»

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