Incredibile, ma vero. Nell’Italia dei paradossi e delle contraddizioni succede che a fronte di un tasso di disoccupazione tra i più alti d’Europa, soprattutto per quanto riguarda le regioni del sud, oltre il 20%, ci sono 4 mila posti di lavoro che nessuno occupa. I dati Excelsior 2014 individuano 50 mestieri che nessuno vuole fare e non si tratta solo di lavori disagiati o eccessivamente pesanti. Caso Calabria. Nella regione fanalino di coda del paese e dell’unione le figure che non si trovano pur essendoci richiesta con possibilità di assunzione non stagionale sarebbero almeno 10. Al primo posto i camerieri, ovvero personale non qualificato nel settore della ristorazione, a seguire i tecnici vendite e distribuzione, quindi estetisti e truccatori, operai addetti al confezionamento di capi abbigliamento, analisti e progettisti software, infermieri e ostetriche, tecnici marketing, operatori qualificati socio-sanitario, meccanici e montatori macchine industriali. Orbene, i dati ci raccontano di mestieri per i quali non c’è interesse, o forse formazione. Sarà cosi. Però al cittadino comune che vive sulla propria pelle, su quella della famiglia, o che semplicemente segue ciò che le cronache ci consegnano quotidianamente: la drammaticità della disoccupazione, tutto ciò suona strano. Perché se ci sta che un giovane non abbia voglia di lavorare di notte per fare il panettiere o il pastaio, se è vero che per fare l’operaio nel settore del confezionamento, non ci sono probabilmente relativi corsi di formazione o possibilità di apprendistato, sembra più difficile immaginare che non ci siano ragazzi e ragazze pronti a fare gli estetisti, oppure i camerieri, o ancora i progettisti di software. Per non parlare delle professioni sanitarie. Come mai c’erano anche tanti ragazzi del sud e della Calabria tra i 7 mila candidati al concorso pubblico per 2 posti di infermiere nelle asp di Padova e Vicenza? C’è tanta gente disperata, pronta a tutto e con i requisiti, possibile che non incrocia queste richieste?
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