Lettera aperta della CGIL ai candidati alla presidenza della regione sullo smantellamento della banca Ubi-Carime in Calabria. “Qualche tempo fa, a poco più di un anno dalla presentazione del Piano Industriale da parte del Gruppo UBI, ci trovammo a stigmatizzare ulteriori iniziative adottate che avrebbero potuto penalizzare fortemente - come in effetti è stato - la Calabria e particolarmente Cosenza, per l’attività di supporto che sarebbe venuta a mancare alle famiglie e all’imprenditoria sana del territorio. La chiusura di alcune filiali, a nostro parere, risultava dannosa anche per l’immagine della Banca, a parte le conseguenze negative per le lavoratrici ed i lavoratori, in termini di mobilità e “riconversione professionale”, elegante definizione che di solito sta ad indicare la perdita di specializzazioni e professionalità se non addirittura di posti di lavoro, come poi accaduto. Ma il Gruppo UBI, non pago evidentemente dei risultati già conseguiti, ritorna alla carica proponendo un nuovo confronto incentrato ancora una volta sulle “tensioni occupazionali” e l’”assetto distributivo”, ovvero per proporre ulteriori fuoriuscite di personale e chiusura di altri sportelli e, tanto per cambiare, Banca Carime è la più penalizzata, con eccedenze di personale dichiarate che sfiorano il 15% dell’intero personale e la chiusura di 18 filiali e 8 minisportelli. Tale ultima scelta è motivata dal calo di circa il 20% dell’operatività di sportello – e quindi qualcuno ci dovrebbe spiegare perché negli ultimi anni si è incentivata la clientela a fare sempre maggiore ricorso alla banca elettronica – e dalle sovrapposizioni territoriali – e al riguardo ci piacerebbe comprendere come si possa pensare che San Lucido si sovrapponga ad Amantea o a Paola, oppure Spezzano della Sila a Camigliatello Silano o a San Giovanni in Fiore! Il prossimo 23 novembre in Calabria si voterà per l’elezione del nuovo Consiglio Regionale e del nuovo Presidente: ai candidati a questo ruolo ci permettiamo di sottoporre queste poche riflessioni, aspettandoci da loro, se lo riterranno, qualche valutazione in ordine sia alla funzione ed alla gestione dell’attività creditizia in Calabria che alle scelte aziendali del sistema creditizio nel suo complesso, così penalizzanti per un territorio, la cui economia rischia di essere lasciata in balia di un’unica grande finanziatrice: la ‘ndrangheta”.
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