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Processo Roberta Lanzino
in aula intercettazioni

Nel processo bis in corso davanti la corte d’assise di Cosenza per il brutale assassinio di Roberta Lanzino, la giovane studentessa di Rende, violentata e uccisa il 26 luglio del 1988 lungo la strada di Falconara Albanese, oggi è stato il giorno delle intercettazioni ambientali. Sono ben cinque. Riprendono i colloqui in carcere  nel giugno del 2000 tra Franco Sansone, accusato di essere l’assassino di Roberta, il padre Alfredo, il fratello Remo, entrambi  imputati nello processo odierno per l’omicidio di Luigi Carbone, il pastore, presunto complice di Franco Sansone nella brutale aggressione a Roberta,  sparito per lupara bianca nell’’89, e altri familiari. Intercettazioni che sarebbero state tra gli elementi decisivi per la riapertura delle indagini dopo 20 anni da parte dell’ex sostituto procuratore di Paola, Domenico Fiordalisi e che vedono ovviamente letture contrastanti tra accusa e difesa. Nella prima  trasmessa per intero e della durata di un’ora, le altre saranno visionate per stralci, si vedono  Franco Sansone, il padre Alfredo, all’epoca entrambi detenuti nel carcere di Turi, con Remo e altri familiari parlare di cavalli, pecore, animali, tra l’altro loro sono sempre stati agricoltori. In particolare in una prima fase sono Alfredo e il figlio Remo che discutono dell’azienda. Poi si sente Franco tornare sull’argomento con il fratello Remo  e parlare in particolare di una pecora. Secondo l’accusa nel linguaggio criptico e in alcuni gesti come quello di toccarsi il naso per dire di non parlare, si nasconde il commento a quanto pubblicato con ampio risalto dai giornali sulla riapertura del caso Lanzino. Ci sarebbero allusioni, riferimenti a coloro che avevano deciso di collaborare. Tutt’altra lettura quella della difesa. L’avvocato Enzo Belvedere ha intanto contestato il fatto che dell’intercettazione sia stata trascritta solo la seconda parte, e che non si può evincere assolutamente che i Sansone si riferissero a persone quando parlavano di animali. D’altronde nelle immagini non ci sarebbe il giornale, come sostenuto da qualcuno, con gli articoli relativi alle nuove indagini. Un processo complesso che si spera porti finalmente alla verità sul barbaro omicidio di Roberta. Sono 26 anni che i genitori, Franco e Matilde, con coraggio, forza, fede, aspettano che venga fatta giustizia, nel frattempo loro hanno trasformato un dolore immenso in una grande missione sociale con la Fondazione dedicata a Roberta e che sta aiutando moltissime vittime di violenza e promuovendo nelle scuole una cultura di rispetto per le donne. 

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