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Qualità della vita
50 anni di storia

Come eravamo, come siamo diventati, come ci avviamo ad essere. Un tuffo nel passato, un amarcord in piena regola che non ti aspetteresti certo da un ufficio statistica, abituato alla fredda elaborazione di numeri, alla enucleazione di dati, alla stesura di tabelle. Una regola che ha, invece, la sua eccezione, quella dell’Ufficio Statistica del Comune che ha presentato un’indagine sulla qualità della vita nella città di Cosenza negli ultimi cinquant’anni, dal 1960 al 2010, con riferimento agli aspetti socio-economici. Una fotografia puntuale e fedele, frutto del lavoro di tre funzionari: Egidio Bruni, Vincenzo Aiello e Dante Scorza, sostenuti, supportati e incoraggiati da Antonella Molezzi, Dirigente del Settore Affari Generali di Palazzo dei Bruzi e responsabile dello stesso Ufficio Statistica. Alla presentazione dell’indagine, racchiusa in una pubblicazione di agevole lettura e dalla veste grafica molto friendly, hanno preso parte, nella Sala capitolare del Chiostro di San Domenico, oltre ai tre autori e alla dirigente Molezzi, anche l’Assessore alla Comunicazione Rosaria Succurro, in rappresentanza del Sindaco Mario Occhiuto, e che ha inserito l’evento nel programma di “Buone Feste cosentine”, e il Presidente provinciale dell’Associazione Nazionale Statistici Domenico Amoroso. I dati raccolti e commentati nel libro riguardano i censimenti della popolazione, il tasso di occupazione, la scolarizzazione, i dati demografici, i matrimoni celebrati, le nascite e i divorzi. Decisivo il contributo dato dall’Ufficio Statistica in qualche caso particolare, come i tre censimenti dei rom presenti sulle sponde del Crati, soprattutto ai fini dell’avviamento dei bambini rom all’istruzione obbligatoria, come alle campagne di vaccinazione e all’assistenza sanitaria. Curioso e carico anche di richiami nostalgici il riferimento agli anni sessanta, quelli del boom economico, quando un caffè consumato al Bar Gatto o al Taormina costava solo 50 lire e quando l’aumento del salario reale e del potere dì acquisto consentiva alle famiglie cosentine una condizione di benessere generale coincidente con un innalzamento della qualità della vita e permetteva al 13% dei nuclei familiari di possedere un apparecchio televisivo. E se per le donne che cominciavano a camminare speditamente verso l’emancipazione, gli status symbol si coniugavano con il possesso degli elettrodomestici figli del boom economico (tv, lavatrice o frigorifero), per gli uomini era il possesso dell’automobile - la Fiat 600 si poteva acquistare anche in comode rate - a fare la differenza. La ricerca di Bruni, Aiello e Scorza va anche oltre, fotografando il fenomeno delle vacanze di massa, quello migratorio dei cosentini verso il Nord, con la conseguente fine della famiglia patriarcale, l’arrivo dei primi stranieri in città che conferma la vocazione di Cosenza città dell’accoglienza. Già negli anni ’60 l’allora Sindaco Mario Stancati si era premurato di iscrivere all’anagrafe i cittadini rom presenti sul territorio comunale. La genesi dell’indagine l’ha spiegata la Dirigente del settore Affari Generali Antonella Molezzi. “La spinta l’ha data il fatto che un’indagine sui processi di cambiamento verificatisi nell’ultimo cinquantennio a Cosenza non era stata fatta prima. L’obiettivo è quello di far emergere quello che è il ruolo dell’Ufficio Statistica all’interno dell’Amministrazione comunale e come vorremmo che fosse interpretato. Non deve limitarsi ad essere organo periferico dell’Istat e quindi lavorare solo sui censimenti della popolazioni ogni dieci anni, ma deve rappresentare un punto di riferimento per l’Amministrazione per fornire dati importanti quando la stessa Amministrazione si accinge ad elaborare programmi e progetti complessi, come è avvenuto per i contratti di quartiere di Santa Lucia e di San Vito Alto o i censimenti dei rom”. 

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