Come prevedibile, dopo l’esito negativo della comparazione del DNA, il pubblico ministero nel processo in corso a Cosenza per l’omicidio di Roberta Lanzino, violentata e uccisa nel luglio del 1988 mentre andava al mare con il motorino, ha chiesto l’assoluzione per l’unico imputato, Franco Sansone, l’agricoltore di Cerisano, già con una condanna all’ergastolo sulle spalle. Dunque a distanza di 30 anni dal barbaro assassinio di Roberta la giustizia non è riuscita ad individuare l’autore o gli autori. Erano state riposte molte speranza in questo nuovo processo dopo la riapertura del caso, ma il DNA isolato dai periti della corte sul terriccio recuperato, reperto mai analizzato prima, sotto il corpo di Roberta Lanzino non corrisponde a quello di Franco Sansone e del suo presunto complice, Luigi Carbone il pastore sparito per lupara bianca nel 1989. I legali della famiglia Lanzino hanno invece chiesto alla corte di condannare gli imputati andando oltre la prova scientifica e tenendo conto degli altri elementi e testimonianze emerse dalla nuova inchiesta. Il Pm ha invece chiesto la condanna all’ergastolo per l’agricoltore di Cerisano e per il padre Alfredo imputati in questo processo per l’omicidio di Carbone. Chiesta l’assoluzione per il fratello Remo. Carbone sarebbe stato ucciso perché sapeva troppe cose sulle attività criminali dei Sansone e avrebbe potuto rivelarle.
Caricamento commenti
Commenta la notizia