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Clan degli zingari
padrone della città

 Sono gli eredi d’un potente ceppo di nomadi. Figli, cugini, amici e amici degli amici del più noto casato di via Popilia, la famiglia Abbruzzese, che all’anagrafe qualche volta diventa Abruzzese (con una sola “b”), qualche altra Bruzzese oppure Bevilacqua. Ma sono sempre loro, sono i padroni di Cosenza. Comandano su tutto, impongono il “pizzo” e hanno le mani in pasto nei traffici di droga e nel malaffare in genere. Lavorano tutti per loro. Anche quelli che un tempo stavano dall’altra parte, combattendo sul fronte “nemico”. Da quando è stato ucciso Luca Bruni, i rom sono saliti definitivamente al vertice di quella ’ndrangheta potentissima che, in fondo, è un impasto genetico tra nomadi e italiani. Il capo era Maurizio Rango, spedito al 41-bis per l’omicidio di Bruni. «Lui non è un nomade ma lo è diventato sposando la figlia di Giovanni Abbruzzese», hanno puntualizzato in conferenza stampa, ieri mattina, il capo della Dda, Vincenzo Antonio Lombardo, e l’aggiunto, Vincenzo Luberto, che, insieme all’altro aggiunto Giovanni Bombardieri e ai pm antimafia Pierpaolo Bruni e Antonello Tridico, hanno vergato il decreto di fermo che è stato eseguito nei confronti di 12 dei 13 indiziati.

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