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“Selfie” osé a 13 anni per gli amici che ora rischiano di finire nei guai

E' accaduto a Maria (il nome non è quello vero, ndr), una ragazzina di terza media che vive in un piccolo centro della corona urbana di Cosenza. Tredici anni e una moltitudine di pensieri negativi legati a un presunto gap affettivo in famiglia. Un dolore che avrebbe acceso la voglia di cercare consensi nel gruppo di amicizie della chat di un social network. E così sarebbe nata in lei l’idea di “selfarsi” nuda e magari in atteggiamento “osé” e di girare l’autoscatto al ragazzino del gruppo verso il quale nutre una passione neppure troppo segreta. Inconsapevolmente, Maria, a soli tredici anni, si è cimentata in una delle passioni più in voga tra gli adulti, il sexting (cioè la produzione e l’invio di testi, foto e video sessualmente espliciti), un fenomeno praticato dall’80% dei maggiorenni 2.0. E la ragazzina ha fatto esattamente quello che amano fare i più grandi. Il motivo? È stata lei stessa a spiegarlo ai detective della polizia delle comunicazioni di Cosenza: per cercare attenzioni. E tra lacrime e singhiozzi ha pure confessato che sarebbe diventato un vizio ammettendo d’aver inviato altre foto di quel genere anche ad altri amici e non solo della sua età e del paese. Scatti che avrebbero riempito i telefonini anche di molte persone di Cosenza, la maggior parte delle quali rappresenterebbero amicizie esclusivamente in rete. Nei giorni scorsi, accompagnata dalla madre è stata sentita dal sostituto commissario Tiziana Scarpelli e dai detective telematici. I poliziotti del questore Luigi Liguori sono già al lavoro per mettere insieme i particolari inquietanti di questa vicenda. Elementi che saranno illustrati sia alla Procura dei minori di Catanzaro che a quella ordinaria di Cosenza. Il timore è che quelle foto possano circolare in rete attraverso telefonini e computer. Una eventualità che preoccupa la madre che, tuttavia, sta riflettendo se formalizzare la denuncia perchè l’inchiesta innescata può avere effetti devastanti anche sui coetanei di Maria dal momento che il dichiarato consenso della bambina non esclude il reato di pedopornografia in rete per chi riceve fotografie senza veli di minori. La famiglia, in questa fase, preferisce sedimentare il legame con la ragazzina, una ricongiunzione affettiva dopo il vuoto improvviso e l’assenza di gravità nel rapporto genitori-figli. Servirà tempo per dimenticare, per cancellare definitivamente le stimmate di una vicenda che ha rischiato di cambiare i connotati esistenziali a un’adolescente, la “bambina” di mamma e papà.

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