"A pochi giorni dal secondo anniversario della barbara uccisione del piccolo Cocò (il bambino di 3 anni di Cassano allo Ionio trucidato e bruciato, il 16 gennaio 2014, insieme al nonno e ad una giovane donna marocchina) il papà del bimbo, Nicola Campolongo (da un anno ai domiciliari), scrive a nome suo e della moglie, Antonia Iannicelli (da alcuni mesi detenuta nel carcere di Castrovillari, per scontare una vecchia condanna per droga), un'accorata e struggente lettera al leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, per raccontare tutta la loro disperazione, per le ingiustizie che continuano a subire e pregandolo di continuare ad aiutarli, così come sta facendo sin dal primo momento". É quanto si afferma in un comunicato diramato dello stesso Corbelli. "Il papà e la mamma di Cocò - si aggiunge nella nota - si dicono 'disperati e angosciati' soprattutto perché da sette mesi non vedono più le loro due bambine, che il 30 luglio del 2015 sono state portate i fuori dalla Calabria in una struttura protetta. Le possono sentire solo due volte la settimana per telefono. Le bambine ogni volta chiedono ai loro genitori di farle ritornare a casa. E lui, il papà, mi scrive Nicola Campolongo, con 'il cuore spezzato dal dolore, promette loro che parlerà con il giudice per farle ritornare a casa'. Le due bambine non hanno potuto vedere i loro genitori nemmeno a Natale. L'istanza è stata rigettata dal Tribunale dei minori. Non solo. Il signor Nicola Campolongo non può vedere nemmeno sua moglie in carcere, non ha potuto farlo nemmeno per le festività natalizie. Questa situazione li sta portando alla disperazione. 'Ci aiuti signor Corbelli, come ha sempre fatto. Saluti di cuore da Antonia e Nicola Campolongo", si chiude così la missiva del papà di Cocò. "Quel bambino e quella tragica storia - dice ancora Corbelli - sono e saranno sempre nel mio cuore. Con grande rispetto per la magistratura chiedo per i genitori del piccolo Cocò un atto di giustizia giusta e umana. Antonia e Nicola Iannicelli chiedono solo di poter rivedere e di far ritornare a casa le loro due bambine, chiedono solo, il papà e la mamma del piccolo Cocò, di avere un colloquio nel carcere dove la donna è detenuta. E chiedono soprattutto, due ragazzi ricordo di appena 25 anni, di avere una possibilità di riscatto. Può un Paese civile, uno stato di diritto negare questi loro sacrosanti diritti?".
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