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La giungla degli agriturismi tra “furbetti” e abusi

La giungla degli agriturismi tra “furbetti” e abusi

È difficile districarsi nella giungla degli agriturismi. In molti, pur di attirare clientela a caccia di prodotti genuini, non disdegnano infatti il ricorso a vere e proprie truffe. E trovare una tabella con su scritto “agriturismo” non è necessariamente sinonimo di qualità. Basti pensare che in tutto il Cosentino, nel giro di 2-3 anni, circa 500 imprese agricole o presunte tali sono state cancellate dall’elenco stilato dall’apposita commissione provinciale. Il caso forse più clamoroso è stato individuato qualche tempo fa a Lungro, dove ai titolari di un agriturismo “tarocco” è stata elevata una maxi-multa da 50mila euro. Tutti i prodotti messi in vendita nel locale, nessuno escluso, provenivano del resto dagli scaffali di qualche discount. Una lampante violazione della normativa in materia che, almeno nelle intenzioni del legislatore, favorisce e promuove il lavoro nei campi. Chi viene autorizzato ad aprire un agriturismo, oltre a dover utilizzare alimenti “fatti in casa”, deve dimostrare che la parte più consistente del suo reddito proviene proprio dall’attività agricola. In caso contrario si parla di semplici ristoranti, che ovviamente non godono dei benefici fiscali garantiti agli agriturismi.

Come fare, dunque, ad andare sul sicuro?

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