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La Procura antimafia indaga pure sulle Regionali

La Procura antimafia indaga pure sulle Regionali

Il sistema delle cooperative. Diventato un modo per lucrare denaro pubblico, offrire lavoro alle categorie disagiate e, in taluni casi, offrire “copertura” a uomini dei clan in cerca d’un lavoro “pulito”. L’inchiesta condotta dai procuratori aggiunti di Catanzaro, Giovanni Bombardieri e Vincenzo Luberto e dal pm antimafia Pierpaolo Bruni, sulla gestione del comune di Rende ha al centro delle investigazioni una cooperativa che vede, tra i suoi dipendenti, esponenti della criminalità organizzata. Non solo: la stessa cooperativa – è la tesi dei magistrati inquirenti – viene utilizzata per rastrellare voti e fare campagna elettorale in occasione delle elezioni comunali e provinciali celebrate tra il 2009 e il 2011. Tra i presunti sostenitori del gruppo politico riconducibile all’ex sottosegretario di Stato ed ex assessore regionale e capogruppo del Pd, Sandro Principe, viene indicato Adolfo D’Ambrosio (attualmente detenuto in regime di 41 bis) e dipendente a tempo indeterminato del municipio rendese.

Le Regionali 2014

E proprio all’impegno mostrato da boss e picciotti anche in occasione delle ultime Regionali sarebbe dedicata un’altra parte d’inchiesta ancora coperta da un rigido (e giustificato) riserbo istruttorio. Non solo. È evidente che il pm Bruni stia continuando ad indagare nei confronti degli amministratori di Marano Marchesato, raggiunti lo scorso anno da un avviso di garanzia, e nei riguardi del consigliere regionale ed ex sindaco di Castrolibero, Orlandino Greco, eletto nell’assemblea calabrese nella lista “Oliverio Presidente”. Accertamenti mirati sarebbero in corso anche in relazione alle dichiarazioni etero-accusatorie fatte riguardo ai rapporti tra ’ndrangheta e politica da Adolfo Foggetti, già esponente della cosca di Cosenza, denominata “Rango-zingari”. A quelle rese da Foggetti potrebbero aggiungersi le confessioni che sta rendendo uno dei capi della criminalità nomade bruzia, Franco Bruzzese, che collabora con la procura antimafia di Catanzaro da poco più di un mese. Insomma, quella di Rende sembrerebbe essere solo la prima tappa di una offensiva giudiziaria su più larga scala.

L’inversione di rotta

Ma torniamo alle cooperative. Nel 2013 il comune di Cosenza, su impulso del prefetto dell’epoca, Raffaele Cannizzaro (ora ad Ancona) avvia una serrata verifiche sulle 49 cooperative che forniscono servizi al municipio bruzio. Si tratta di mantenimento del verde pubblico, pulizia delle strade, pulizia del cimitero. La giunta municipale stabilisce, prima di tutto, che gli incarichi non possono essere dati sotto la soglia minima (50.000 euro) e con affidamenti privati. Di più: l’amministrazione sancisce che ciascun sodalizio debba essere in possesso della certificazione antimafia e che vadano attuate costanti verifiche sull’espletamento dei servizi giornalieri. Ancora: rimangono sul campo solo 9 cooperative alle quali vengono riaffidati i compiti secondo delle macroaree e sulla base di una gara bandita dal comune e valutata da una commissione di cui fanno parte pure dirigenti della Prefettura. La decisione crea delle proteste clamorose con occupazione della sala consiliare e scontri delle forze dell’ordine e aggresioni fisiche al sindaco Occhiuto ed ai suoi collaboratori. Alla fine, però, il sistema entra in funzione. Tra le cooperative escluse vi è pure quella riconducibile a Maurizio Rango, attualmente detenuto al 41 bis e imputato dell’uccisione di Luca Bruni “reggente” dell’omonimo clan di ’ndrangheta. Rango vierne indicato dalla procura di Catanzaro come capo della cosca “Rango-zingari”, rirtenuta responsabile di estorsione e traffico di droga nell’area urbana.

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