La fuga è finita dopo sei mesi. Per gli inquirenti non ci sono dubbi: l’assassino di Silvana Rodrigues, 32enne brasiliana, è Sergio Carrozzino, 44 anni, sorvegliato speciale. Ieri, l’epilogo delle serrate indagini, il giallo sembra essere risolto. Carrozzino l’avrebbe uccisa senza pietà per motivi passionali. Un delitto premeditato, come specificato nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip del Tribunale di Paola. Carrozzino, tornato in libertà dopo 15 anni per l’omicidio di Francesco Grano detto “Ceccone” (fratello del cognato di Silvana Rodrigues), avrebbe corteggiato la brasiliana fino a invaghirsene. Una storia mormorata in paese sin dall’alba delle investigazioni. Ma le voci da sole non bastano, per costruire accuse servono gravi indizi di colpevolezza.
E a incastrare Carrozzino ci sono le immagini delle telecamere di videosorveglianza d’un discount, ma soprattutto le dichiarazioni di un uomo, diventato testimone chiave del caso. L’uomo, salito su un autobus di linea, avrebbe visto Carrozzino guidare la Panda della vittima, con la Rodrigues al suo fianco. Come elemento probatorio il biglietto con tanto di data e orario.
I fatti. È la vigilia di Santa Lucia. Nella cittadina tirrenica si respira aria di festa. Rodrigues, madre di due bambini e moglie di un meccanico della zona, esce di casa dopo le 19.30 per andare a fare compere. Il pretesto: acquistare delle calze per un concerto da tenere l’indomani nella sua congregazione (apparteneva alla fede evangelica). Ma, secondo il procuratore capo di Paola, Bruno Giordano, con molta probabilità la donna aveva un appuntamento con il suo omicida davanti al discount.
Dalle immagini interne del negozio, si vede la Rodrigues entrare e, dopo una manciata di minuti, uscire, quasi correndo. Come se qualcuno la stesse aspettando. In un fotogramma si vede la donna avvicinarsi alla sua macchina, la Panda verde a cui, pare, Carrozzino darà fuoco dopo averla strangolata o colpita con un corpo contundente tale da tramortirla e provocarle un edema polmonare. Vicino a lei la figura di un uomo. È Carrozzino. Lo sportello del lato guidatore si apre e si chiude in continuazione. I due si sarebbero fermati a parlare. Poi la situazione sarebbe degenerata. Forse la decisione di mettere fine a una presunta relazione – smentita categoricamente dal marito che la descrive come una donna dedita alla famiglia e molto riservata –. Non si sa se il suo carnefice l’abbia uccisa nel parcheggio del discount – ipotesi, questa, che gli inquirenti tendono a escludere per la presenza di diverse persone che avrebbero potuto assistere all’omicidio – o nella stradina deserta vicino al cimitero comunale, dove poi è stata trovata la macchina incendiata, con il cadavere della brasiliana all’interna. Non è chiara la dinamica, ma pare probabile che Carrozzino abbia appiccato fuoco alla macchina manomettendo il serbatoio. Avrebbe raccolto la benzina in una tanica e, con la donna ormai esanime, cancellato ogni traccia. Non è ancora esclusa la presenza di un complice che potrebbe avergli procurato il liquido infiammabile. Mentre sulla zona era sceso il buio, Sergio Carrozzino, che abita a pochi passi dal luogo del delitto, sarebbe rincasato a piedi o, appunto, accompagnato da qualche “fidato” compagno. Intanto, a casa la famiglia non ha notizie della donna da diverse ore. Il marito, dopo aver fatto dei sopralluoghi con tanti amici e parenti, ne denuncia la scomparsa ai carabinieri della Compagnia di Scalea. Partono le ricerche. Ma la donna è già morta. Il cadavere, distrutto dalle fiamme, viene recuperato il giorno dopo. Un giallo lungo sei mesi. Ieri, la svolta.
Caricamento commenti
Commenta la notizia