Il “boss dei due mondi” pentito. E una lunga teoria di navi cariche di droga che attraversa gli oceani. La direzione? Olanda, Spagna e Italia. La diabolica triangolazione dei battelli ha consentito, nell’ultimo decennio, alla ’ndrangheta d’importare quintali di cocaina da riversare sui mercati del vecchio continente. I guadagni sono stati colossali: con i calabresi hanno gonfiato le loro tasche pure colombiani, boliviani e venezuelani. Mai prima d’ora, però, un “narcos” nostrano di alto livello aveva deciso di vuotare il sacco. E di raccontare tutto dall’interno. Ci aveva provato Bruno Fuduli, un imprenditore finito sotto strozzo che, nel 2002, accettò di svolgere il ruolo di “infiltrato” tra i trafficanti sudamericani per conto della Dda di Catanzaro. Fece arrestare un sacco di gente, finì sotto protezione, ma non perse il “vizio” di fare soldi con la “polvere bianca”. E venne arrestato e poi processato. Oggi è di nuovo imputato davanti al Gup distrettuale del capoluogo di regione per commercio internazionale di sostanze stupefacenti. E comparirà a giudizio lunedì prossimo. Con lui e altre 42 persone affronterà le forche caudine dell’udienza preliminari pure Domenico Trimboli, 61 anni, nato a Buenos Aires ma originario (come ceppo familiare) di Natile di Careri. Indicato come il “boss dei due mondi”, il sessantunenne dallo scorso anno collabora con la magistratura inquirente italiana, colombiana, olandese e venezuelana. Di “coca” e “motonavi” lui sa davvero tutto. Il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, lo conosce bene.
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