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Immigrati in stalle e tra i rifiuti

Immigrati in stalle e tra i rifiuti

Erano costretti a vivere in condizioni disumane, alloggiati in stalle e porcili adibiti a dormitori ed in condizioni igieniche-sanitarie degradanti. E' la sorte imposta a 19 immigrati irregolari da un "caporale" che li aveva "assunti" per farli lavorare nelle aziende agricole della piana di Sibari. A portare alla luce la vicenda sono stati i finanzieri della Tenenza di Montegiordano che, al termine di una indagine coordinata dalla Procura di Castrovillari hanno denunciato il caporale, 29 imprenditori agricoli e 19 immigrati per intermediazione illecita e sfruttamento di lavoro. Le indagini, iniziate in seguito al controllo dei transiti sulla statale ionica, hanno permesso di identificare un pakistano, M.B., ritenuto un vero e proprio punto di riferimento, nella piana di Sibari per quegli imprenditori agricoli che cercano manodopera illegale ed a basso costo. Il "caporale", nella gestione dell'attività illecita, intratteneva rapporti con due soggetti in regime di "protezione" già affiliati ad una 'ndrina locale e con 19 immigrati irregolari nonché con un latitante per altri reati. M.M., fra l'altro, tratteneva i documenti di identità dei lavoratori, custodendoli in armadi metallici dei quali solo lui aveva la chiave. Gli operai, inoltre, erano costretti a lavorare in condizioni prive di sicurezza in quanto sprovvisti di dispositivi di protezione individuale e percepivano una paga inferiore rispetto a quanto previsto. Dall'esame delle transazioni finanziarie è emerso che i guadagni illeciti del "caporale", quantificati in circa 250.000 euro e incassati in poco più di un anno, in parte venivano destinati anche alle cosiddette "bacinelle" delle organizzazioni criminali. La rimanente parte dei veniva trasferita in Pakistan, paese di origine del "caporale", attraverso servizi di money-transfer e postepay.

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