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Nuova perizia sulla donna
che uccise la figlioletta

Nuova perizia sulla donna che uccise la figlioletta

Una superperizia. Il gip di Cosenza, Giuseppe Greco, ha stabilito di affidare ad un consulente il compito di valutare quali fossero le condiziioni di Giovanna Leonetti, nel momento in cui uccise, soffocandola, la figlioletta di sette mesi. I periti di pubblica accusa e difesa, infatti, sono giunti a conclusioni opposte. Servirà ancora del tempo, dunque, per stabilire quale possa essere la pretesa punitiva esercitata dallo Stato nei confronti dell’imputata accusata di omicidio. La bimba venne ammazzata in un appartamento posto nella centralissima via Molinella. La donna soffriva da tempo di una strisciante forma di depressione. E, per questo, era sottoposta a cure specifiche. Le indagini sul delitto sono state coordinate dal procuratore aggiunto Marisa Manzini e condotte dal pm Domenico Frascino che alla fine degli accertamenti hanno sollecitato il rinvio a giudizio dell’imputata, difesa dagli avvocati Marcello Manna, Pierluigi Pugliese e Giuseppina Pezzi. Dal giorno della tragedia Giovanna Leonetti vive in stato di arresti domiciliari. Nella prima fase è stata ricoverata nell’ospedale dell’Annunziata, successivamente in una clinica dove tuttora si trova. Una decisione giusta quella a suo tempo assunta dal gip, Francesco Branda. Il carcere non avrebbe fatto altro che aumentare il disagio psichico della omicida. Celle, sbarre, pesanti cancelli di ferro l’avrebbero costretta a vivere l’inferno in terra.

Il terribile caso di cronaca non nasconde, peraltro, punti oscuri: l’imputata, affllitta dalle turbe depressive non reggeva il ruolo di madere e mostrava insofferenza nei confronti della picola creatura che aveva dato alla luce. La mattina di un sabato qualsiasi ha deciso di sopprimerla approfittando della circostanza d’essere rimasta da sola in compagnia della piccola che si chiamava Marianna. Così, Giovanna – come dimostra adesso un’articolata consulenza specialistica – ha bisogno di essere assistita, seguita e curata in un luogo adeguato. Che non poteva e non può essere un istituto di pena. Subito dopo la tragedia ha ammesso le proprie responsabilità non nascondendo, tuttavia, chiari segni di squilibrio mentale. Ha ammesso l’infanticidio ed aggiunto d’aver pure ingerito degli psicofarmaci con l’evidente intenzione di togliersi la vita, senza riuscirci. I suoi avvocati l’hanno fatta sottoporre a perizia psichiatrica e gli esiti sono stati quelli attesi: la Leonetti è stata giudicata incapace di intendere e di volere. Nessuna madre, d’altronde, in condizioni psichiche normali avrebbe ucciso la figlioletta nata solo da pochi mesi. Ora che è a giudizio con rito abbreviato non possiamo che attendere l’esito del processo per conoscere quale sarà il suo destino.

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