“Migrantes”, c’è una mente dietro la truffa all’Inps. Aveva studiato bene il sistema per raggirare l’istituto previdenziale. E a quanto pare l’ha fatta franca. È quasi impensabile, negli effetti, che 177 persone abbiamo architettato singolarmente una truffa di questo spessore che è costata allo stato la bellezza di 5 milioni di euro. Una sorta di ingegnoso mister “X” che ha ideato il modo per far avere la pensione sociale a gente che da anni dimora all’estero. Nonostante le accurate e puntigliose indagini, questa persona non ha ancora un volto.
150 imputati nel procedimento, inoltre rischiano di restare impuniti. Il processo “Migrantes” che si è aperto nei giorni scorsi a Paola, e che trae in nome dall’omonima indagine della Guardia di Finanza di Scalea e della Procura di Paola, rischia la sospensione per centocinquanta imputati. Una sospensione che si renderebbe necessaria alla luce della nuova normativa che prevede il blocco in attesa che vengano espletate nuove indagini per i cosiddetti “irrintracciabili”. E del resto è anche questo l’orientamento che segue il nutrito collegio difensivo composto tra gli altri da Rosa Mazzarone, Alfonso Guaragna, Francesca Sorace, Clemente Mazzarone, Giacomo Middea, Manlio Ordine.
Gli inquirenti adesso dovranno rivolgersi ai Consolati esteri per le verifiche del caso. Ma se dagli ulteriori approfondimenti non emergerà nulla il processo per loro si chiuderà. Proseguirà soltanto per 16 persone.
A godersi soldi e illeciti benefici (considerato che tra l’inizio delle indagini e i giorni d’oggi sono passati circa 13 anni e il procedimento è a carico di over 65) saranno quindi gli eredi. Un altro particolare di Migrates è infatti che gli imputati hanno (se non sono già deceduti) quasi tutti tra gli 80 e i 100 anni. Un processo, singolare, in quanto nei confronti di centenari.
L’inchiesta denominata “Migrantes - Assegni sociali in trasferta” ricordiamo che ha portato al sequestro di 59 conti correnti e 229 unità immobiliari per circa un milione di euro. Una truffa, quella perpetrata, per un ammontare di 5 milioni di euro.
Il meccanismo posto in atto consisteva nello stabilire (falsamente) la residenza nel territorio italiano al solo scopo di percepire la pensione sociale, che come è noto rappresenta una forma di aiuto erogato dall’Inps a cittadini con difficoltà economiche che abbiano compiuto 65 anni e siano residenti stabilmente in Italia.
Gli imputati (in particolare emigrati in Sud America, Usa e Canada) tornavano giusto il tempo per prendere la residenza, aprire un conto corrente e presentare all’Inps la documentazione necessaria per ottenere l’assegno sociale. Nei successivi e sporadici ritorni dall’estero nei luoghi di origine servivano per prelevare la pensione dai libretti di risparmio. In altri casi delegavano una persona del posto al prelievo della somma. Per avere la certezza dell'assenza dall'Italia delle persone coinvolte i finanzieri hanno effettuato accurati sopralluoghi. Hanno constatato quindi che nessuno di loro aveva, nonostante l’avanzata età, un medico di base.
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