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La droga nel paradiso dei turisti

La droga nel paradiso dei turisti

Un fiume di cocaina e marijuana inondava le “perle” dell’Alto Tirreno cosentino. Un flusso continuo e schizofrenico di “erba” e “polvere bianca”, sostanze distribuite nei locali alla moda di quello che soprattutto d’estate è un vero e proprio paradiso dei turisti. A indirizzare il traffico di stupefacenti in quest’area della provincia bruzia non ci pensavano soltanto volti noti alle cronache giudiziarie, ma anche giovanissime nuove leve dello spaccio e soprattutto pusher in gonnella dai caratteri forti e pienamente consapevoli di quel succulento commercio illecito.

È questa l’architrave dell’operazione “Murales”, scattata all’alba di ieri mattina con la notifica di 25 decreti di fermo vergati dalla Procura di Paola. Un’indagine-lampo, quella messa a segno dai carabinieri in forza alla Compagnia di Scalea e al Comando provinciale di Cosenza coadiuvati per l’occasione dai colleghi in forza al Nucleo elicotteri e al Gruppo cinofili di Vibo. Un’inchiesta concentrata tra gli scorsi mesi di ottobre e novembre sulla quale non è stata ancora messa la parola fine. Già, perché dalle carte di “Murales” emergono contatti e solidi rapporti con personaggi ritenuti dagli inquirenti vicini al clan Muto di Cetraro, la consorteria ’ndranghetistica dominante lungo tutto il litorale tirrenico. Tuttavia, agli indagati raggiunti dal fermo non viene contestato alcun reato associativo né l’appartenenza o la contiguità a gruppi mafiosi.

In cima al vorticoso giro di droga ricostruito dai militari dell’Arma vengono comunque posizionati tre uomini: il 34enne Giuseppe Mandaliti di Diamante, il 51enne Mario Cianni di Cetraro e il 37enne Carlo Ricca di Buonvicino. Proprio a loro, secondo gl’investigatori, era destinato il carico di “polvere bianca” che ha sostanzialmente suggellato l’indagine. I fatti risalgono al 22 ottobre scorso, quando due ragazzi vengono bloccati dai carabinieri sulla strada che dalla Valle dell’Esaro conduce a Cetraro. La coppia, rientrando sul Tirreno dopo un viaggio nella zona di Rosarno, trasporta a bordo di un’auto 3,5 etti di cocaina. Scattano così le manette, accolte non senza preoccupazione da diversi sospettati tutti sotto intercettazione.

Tra le contestazioni mosse dal sostituto procuratore Anna Chiara Fasano, spicca pure l’ipotesi d’una estorsione ai danni di uno dei pusher ammanettato ieri mattina, il 21enne Alessio Presta. La vittima non sarebbe riuscita ad onorare un debito di circa 500 euro, scatenando la reazione dei suoi fornitori abituali di stupefacenti. Presta trascorre così un mese d’inferno, in un crescendo di minacce culminate nell’aggressione perpetrata dal 31enne Ivan Vilardi. La violenta pressione nei confronti del giovanissimo spacciatore avrebbe come altri protagonisti la compagna di Vilardi, la 29enne Ramona Piemontese, oltre a Mario Cianni e Carlo Ricca. A salvare Presta ci avrebbero infine pensato alcuni familiari, onorando il debito con l’obiettivo di scongiurare ulteriori ritorsioni.

Come evidenzia il caso della Piemontese, le donne finite al centro dell’inchiesta non sarebbero delle semplici comprimarie nel ricco business dello spaccio. Le pusher in gonnella avrebbero ricoperto in particolare il ruolo di “corrieri”, consapevoli del fatto che difficilmente qualcuno le avrebbe perquisite nelle parti intime. Già, perché proprio nei reggiseni infilavano la droga che spostavano da una parte all’altra del litorale insieme ai loro uomini. Ma non c’è solo il trasporto dello stupefacente tra i compiti delle spacciatrici. È ad esempio il caso di Stefania Gazzaneo, alias “arruzzatina”, 43enne di Diamante che avrebbe gestito un suo personale giro di droga rifornendosi da Carlo Ricca. Oppure di Gabriella Greco, 38enne di Diamante, moglie di quel Gianluca Barbiera (che non compare tra gli indagati) il cui arresto a fine agosto ha innescato l’intera indagine.

La storia più drammatica è però quella che vede protagonista una quindicenne, una ragazzina che da assuntrice di cocaina diventa ben presto “corriere” e anche spacciatrice. Una giovanissima entrata in un mondo pericoloso ma talmente affascinante, almeno ai suoi occhi, da spingerla a scattarsi un selfie con una pistola vera in pugno.

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