Le inchieste condotte negli ultimi anni dalla Dda di Catanzaro in tutto il Cosentino confermano quanto pervasiva sia la ’ndrangheta anche nell’alta Calabria. Le cosche s’infiltrano nelle istituzioni, nell’imprenditoria e stringono patti con la politica. E ciò accade in una provincia dove è stato ucciso uno dei martiri della lotta alla mafia, Giannino Losardo, consigliere comunale del Partito comunista a Cetraro, assassinato nel 1980. Il suo delitto è rimasto impunito.
Nella maglie delle inchieste sono finite l’amministrazione municipale di Scalea (comune poi sciolto per infiltrazioni mafiose), l’ex consigliere regionale di Amantea Franco Larupa, un consigliere municipale di Rossano (finito sotto processo e poi assolto da ogni accusa in appello), un ex sindaco ed un ex assessore di Rende (poi quasi riabilitati da Tdl e Corte di Cassazione), l’ex sottosegretario di Stato Sandro Principe rinviasto a giudizio, mentre un’assemblea comunale (quella di Corigliano) è stata sciolta per mafia ed il sindaco del tempo poi mandato a processo. Ad Acri è finito sott’ inchiesta l’ex assessore regionale Michele Trematerra (la richiesta d’arresto è stata però respinta dal Gip); a Marano Marchesato, invece, il sindaco Eduardo Vivacqua, il suo vice Giuseppe Belmonte e l’assessore Domenico Carbone hanno ricevuto avvisi di garanzia per voto di scambio appesantito dall’ingerenza delle cosche. Un quadro non certo esaltante anche se ancora tutto da verificare in sede processuale.(arc.bad.)
Caricamento commenti
Commenta la notizia