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Sette in carcere, dieci ai domiciliari

Sette in carcere, dieci ai domiciliari

imangono in carcere in sette, dieci vanno invece ai domiciliari; i restanti otto sono liberi. Il Gip ha sciolto ieri mattina le riserve relative agli indagati di “Murales”. Per la quindicenne coinvolta, la Procura ha interessato il Tribunale dei Minori.

Un particolare dell’atto del pubblico ministero Anna Chiara Fasano è stato il divieto di colloquio tra indagati e legali e di incontro tra i detenuti. Un provvedimento volto in particolare a evitare che gli indagati possano concordare eventuali strategie. Un divieto che naturalmente è caduto nelle udienze davanti al Gip sabato e nel successivo provvedimento di ieri che ne ha disposto lo sblocco.

Il Giudice per le indagini preliminari Maria Grazia Elia, che non ha comunque convalidato il fermo nei confronti dei 25 indagati, ha disposto che rimarranno in carcere Lorenzo Pastorelli, Carlo Ricca, Ivan Vilardi, Giuseppe Mandaliti, Mario Cianni, Ciro Impieri e Rosario Alessandro Impieri. Mentre andranno ai domiciliari Annalisa Esposito, Rossella Lombardi, Stefania Gazzaneo, Gabriella Greco, Ramona Piemontese, Luca Grosso Ciponte, Fabrizio Iannelli, Alessio Presta, Andrea Valente e Pierluigi Oliveiro. Il Gip infine ha ordinato l’immediata liberazione (se non detenuti per altro) di Salvatore Addino, Salvatore Amoroso, Ciriaco Casella, Adamo Di Falco, Francesco Fittipaldi, Stefano Greco, Salvatore Orto e Stefania Ricca. Tutte le donne coinvolte nell’inchiesta, pertanto, escono dal carcere. Anche se su sei, solo Stefania Ricca, sorella di Carlo, si avvale della completa libertà, le altre sono state condotte ai domiciliari.

Il nutrito collegio difensivo composto tra gli altri da Armando Sabato, Francesco Liserre, Giuseppe Bruno, Vito Caldiero, Natalia Branda, Alessandro Gaeta, Italo Gagliano, Roberta Petrungaro, Franz Caruso e Marco Bianco presenterà a breve istanza al Riesame.

Divieto di colloquio tra indagati e legali e di incontro tra i detenuti. Un provvedimento, quello del Pubblico ministero che coordina l’inchiesta, volto in particolare a evitare che gli indagati possano concordare eventuali strategie processuali. Un divieto che naturalmente è caduto nelle udienze davanti al Gip sabato e in quella di ieri che ne ha disposto lo sblocco di diverse posizioni.

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