Senza freni. Un cardiologo ferito con un colpo di pistola alla gamba dopo essersi rifiutato di consegnare il Rolex che aveva al polso: è accaduto l’altra sera in piazza Cappello. Due giorni prima, rapinatori senza macchia e senza paura, avevano assaltato la gioielleria “Stroili oro” su corso Mazzini alle 9,20 del mattino. La commessa dell’esercizio commerciale, che aveva tentato di resistere, è stata ferita con una coltellata alla mano. Qualche sera addietro, invece, ladri senza scrupoli hanno fatto irruzione nella chiesa “Cristo Re” per impossessarsi di ostensorio. Un bottino di non grande valore arraffato tuttavia compiendo un gesto di enorme di gravità. Qualche scippo, compiuto qua e là, fa da corollario ad un quadro di sicurezza pubblica reso complicato da azioni criminali scollegate fra loro. Come denunciato dal procuratore Mario Spagnuolo la città subisce l’azione di una sorta di «criminalità liquida». Animata da spacciatori, ladri d’auto, piccoli rapinatori, gruppi dediti ai furti. Una criminalità sganciata da contesti mafiosi o paramafiosi ma assolutamente pericolosa. Basta leggere i “mattinali” redatti dai comandi delle forze dell’ordine per rendersene pienamente conto. Il fenomeno, paradossalmente, appare in crescita – così come è stato perfettamente individuato dal capo della magistratura inquirente bruzia – probabilmente perché sta mancando tutta la fliera di comando delle cosche di ’ndrangheta. Boss, picciotti e gregari, di vecchie e nuove consorterie, sono infatti finiti, uno dopo l‘altro, dietro le sbarre. E, qualcuno di questi, ha addirittura scelto di collaborare con la giustizia. Il territorio, pertanto, sfugge a quel nefasto e asfissiante controllo esercitato dai clan. Nessuno in passato avrebbe, di propria iniziativa, potuto prendere di mira una gioielleria nel “salotto buono” del capoluogo senza poi doverne rendere conto. Né avrebbe potuto sparare contro un medico inerme e stimato per impossessarsi d’un orologio. La presenza della «criminalità liquida» testimonia, insomma, dell’assenza della criminalità organizzata. La ’ndrangheta bruzia, per nulla sottovalutabile, come testimoniano processi e fatti di sangue succedutisi negli ultimi trent’anni, appare ormai indebolita nelle sue alte e medie sfere e non riesce a garantire quel “buon ordine” da sempre tanto caro alla storia delle mafie meridionali. Nell’eterno e sottile gioco tra “guardie” e “ladri” che caratterizza da un secolo la vita delle città del Sud, in casi come quelli registrati nell’ultima settimana, i “capi” avrebbero fatto punire direttamente i “ragazzi insolenti” oppure fatto sapere – tramite una “soffiata” telecomandata – agli “sbirri” dove andare a cercarli...
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