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Nella città senza più regole si spara come nel Far West

Nella città senza più regole si spara come nel Far West

Assaltano, minacciano, rubano, fanno paura. Sono folli, entrano nei negozi, spaventano i presenti con pistole che stringono nelle mani, prelevano il contante e scappano. E quando arrivano i “nostri” è sempre troppo tardi perchè dei malviventi non resta più traccia, solo il ricordo confuso nelle dichiarazioni di clienti e dipendenti delle strutture saccheggiate. Il resto è fatto di investigazioni spesso aggrovigliate che finiscono per attorcigliarsi inutilmente attorno al nulla. Benvenuti a Cosenza, in una città che sembra una sacca grigia, muta e ostile. Una città prigioniera della criminalità di strada, di predoni senza volto che saccheggiano case, uffici, negozi e bar. Questa è Cosenza in tempi di crisi, una città senza più regole, nelle mani di banditi e spacciatori. Una città trasformata in bancomat sempre in funzione da una pletora di rapinatori nullafacenti. Il “colpo” di domenica sera al bar “Bruni – Buddha cafè” di viale Cosmai ha fatto salire la preoccupazione in cittadini già provati da questa impennata improvvisa di violenza urbana. Una revolverata in aria prima d’entrare nel locale, quindi, i dipendenti picchiati col calcio dell'arma da fuoco prima di scappare con duemila euro. Tutto questo è avvenuto tra le 19.30 e le 20 di una domenica qualunque, sotto gli occhi di testimoni increduli e impauriti. Violenza e adrenalina hanno scandito l’azione del bandito. Uno spartito assai simile a quello al quale s’è ispirato un altro malvivente che, una decina di giorni fa, aveva sparato contro un medico, ferendolo alla gamba sinistra, in piazza Cappello per rubargli il “Rolex” che aveva al polso. Una rapina fallita perchè il sanitario è riuscito a rifugiarsi nel portone del suo studio, insieme ai suoi collaboratori. Domenica sera, invece, l’assalto al bar è andato fino in fondo. Il balordo s’è fatto annunciare da quello sparo nel buio e una volta dentro ha imposto la sua legge, la legge della strada. Ricorrendo anche alla violenza. Sul posto è arrivata la Mobile per le indagini. I detective del vicequestore Giuseppe Zanfini sono partiti seguendo il cerimoniale più tradizionale con l’acquisizione delle immagini degl’impianti di videosorveglianza delle attività presenti in zona, la verbalizzazione delle testimonianze e, poi, la ricerca di tracce nel bar saccheggiato, nella speranza di imboccare in fretta il sentiero giusto. Tra guardie e ladri è una lotta impari quella che si combatte da alcune settimane in città. Per ora domina l’esercito di voracissimi predoni che assale commercianti e cittadini anche solo per pochi spiccioli. Attacchi che fanno tremare Cosenza e la sua sterminata area urbana. Non che furti e rapine non ci siano mai stati. Anzi. È la violenza che spaventa. Se un tempo il “colpo” falliva, il balordo spariva rinunciando al “bottino”. Oggi, invece, è diverso. Il malvivente è capace di colpire in faccia col calcio della pistola la vittima. È un’altra Cosenza, una città afflitta da un altro crimine, prigioniera di altre paure.

Domenica sera, in viale Cosmai. Un bandito sbuca dal nulla e punta dritto verso il “Bar-Buddha cafè”. e armato, impugna una pistola e spara un colpo in aria. Dentro la gente è già terrorizzata e quando il malvivente si affaccia nel locale tutti hanno già capito. Inutili quelle urla, “i sordi. Pigliati i sordi...”. inutile, persino quella violenza sui due dipendenti colpiti al volto col calcio della rivoltella. Tutti già sanno che quella “belva” va assecondata. E gli lasciano portare via l’incasso: duemila euro. Denari che, probabilmente, saranno stati già spesi dentro una slot machine o consegnati a un pusher per sballarsi. È così che funziona, è così che si muovono i “cani sciolti” della criminalità fluida di cui ha parlato qualche settimana fa il capo dei pm Mario Spagnuolo. Sono loro il cancro attuale di Cosenza. Sono loro il male attuale di una città che ha paura.

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