Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Lo spaccio all’ombra
di uno stallone nero

Lo spaccio all’ombra di uno stallone nero

I poliziotti smantellano i canali utilizzati dalle consorterie criminali per lo spaccio di sostanze stupefacenti. C’è la firma del dirigente del Commissariato di Castrovillari, Leonardo Papaleo, ma soprattutto quella del procuratore capo, Eugenio Facciola, sull’operazione “Black horse” che ha generato, proprio la scorsa notte, il blitz per l’esecuzione di un provvedimento restrittivo nei confronti di otto persone. Si tratta di: Luciano Anzillotta, 49 anni; Giuliano Anzillotta, 44; Carmine Anzillotta (nato nel settembre 1997); Aldo Oliveto, 41; Adriano Servidio, 24; Carmine Anzillotta (nato ad ottobre del 1997) e Cristofer Innocente, 27, tutti finiti in carcere. Agli arresti domiciliari, invece, è stata assegnata A. M., moglie di uno degli indagati principali dell’inchiesta sviluppata dai detective del Commissariato secondo tecniche d’investigazione classiche di polizia giudiziaria con pedinamenti e appostamenti, e attvità d’intelligence attraverso videoriprese e intercettazioni.

Gli otto indagati dovranno rispondere, a vario titolo, di detenzione ai fini dello spaccio di sostanze stupefacenti e detenzione d’arma clandestina.

L’attività dello spaccio di sostanze stupefacenti è divenuta l’unica forma di sostentamento per interi gruppi familiari anche nel Castrovillarese. E dalla corposa ordinanza, vergata dal gip Carmen Ciarcia, emerge l’ipotetica caratura criminale degli arrestati: il primo gruppo, una vera e propria dinasty dello spaccio, svolgeva la sua attività tra le palazzine popolari “bianche”, una stalla con uno stallone nero (da qui il nome dell’operazione), ed un magazzino abbandonato.

Seguendo i movimenti di Cristofer Innocenti, prima agli arresti domiciliari e, successivamente, sottoposto all’obbligo della presentazione alla pg, i poliziotti avrebbero documentato decine e decine di cessioni di cocaina, eroina ed hascisc, tutte registrate nella città del Pollino. Tra gli acquirenti di droga anche assuntori che arrivavano da Trebisacce e Saracena regolarmente segnalati alle autorità competenti. Il dinamismo dei pusher – ed è questo il dato più allarmante – aveva anche sconfinato nella vicina Basilicata e gli incontri sarebbero avvenuti nei posti più disparati. I poliziotti hanno ricostruito, attraverso le telecamere, molte posizionate davanti alle palazzine popolari “bianche”. Un monitoraggio che avrebbe anche consentito il sequestro di una “panetta” di hascisc di 250 grammi ed una pistola calibro 7.65.

Dalle pieghe dell’inchiesta affiorano i particolari di una cessione in via dell'Agricoltura, nella scorsa estate. L’assuntore inviò un messaggio telefonico al suo fornitore: «Fai così: di fronte al negozio... c’è un camion bianco. Me la fai mettere là, sua una ruota, e poi mi avvisi e me la vado a prendere io dopo, capì compà?».

Uno scnario censurato dal capo dei pm di Castrovillari, Eugenio Facciolla: «Purtroppo, c’era anche chi spacciava in casa ed in regime degli arresti domiciliari. In più, utilizzava la moglie per le consegne. Tutto questo deve far riflette – ha aggiunto il procuratore – su quello che è, molte volte, l’intervento che noi poniamo in essere: chiediamo le misure cautelari, magari chiediamo il carcere, però vengono riviste le misure con gli arresti domiciliari, ossia dove si continuano a commettere reati dello stesso tipo».

C’è un canale di approvvigionamento consolidato. Soprattutto ai piedi del Pollino. «Abbiamo due fronti: uno, quello Ionico, e l’altro che passa per l’autostrada. Stiamo cercando di lavorare – ha concluso Facciolla – su entrambe direzioni».

Caricamento commenti

Commenta la notizia