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Condannato per la rapina all’operaio col... vizietto

Condannato per la rapina all’operaio col... vizietto

Cosenza

Quando cala il buio, tutta la città sembra riprendere fiato. La notte svuota le strade dal frastuono del traffico ma la riempie di predoni. Gente senza arte nè parte che studia con cura gli obiettivi da assaltare. Colpisce al calar delle tenebre seguendo schemi ben collaudati. Spesso non sono neanche adulti ma hanno imparato dai grandi a sopravvivere in mezzo alla strada. Malandrini italiani e, soprattutto, stranieri. Molti sono romeni come quei due che a maggio di due anni fa rapinarono e malmenarono un cinquantenne operaio approfittando delle sue umane debolezze. Lui, schiavo del “vizietto” era in giro in auto a cercar divertimento. Probabilmente, si sentiva fortunato ad aver trovato due “compagni di gioco” e, invece, quando il gioco s’è fatto duro sarebbe stato massacrato di botte e poi derubato dei suoi averi. Una storia ricostruita dal pm dei minori Maria Rita Tartaglia nel corso del processo col rito abbreviato e concluso con la condanna a un anno e due mesi nei confronti del minore (che, nel frattempo, ha raggiunto la maggiore età). L’avvocato Michelangelo Russo, che assiste il giovane imputato, è riuscito a ottenere il minimo della pena dopo aver incassato la possibilità di riunire il fascicolo con quello riferito a un altro furto consumato sempre con lo stesso complice connazionale, in un negozio di Catanzaro due giorni prima.

Ma la storia assurda è quella che fermentò di notte in città. L’assalto all’operaio sarebbe cominciato con un invito da parte di quest'ultimo: «Fate un giro con me? Vi darò dieci euro». Dieci euro per “giocare” con loro. Pensava al divertimento, non immaginava il pericolo.

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