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Cosenza, l’emergenza baby-gang nella città ferita dal crimine

Cosenza, l’emergenza baby-gang nella città ferita dal crimine

Si sentono i padroni di Cosenza. Sono dappertutto. Rubano, assaltano, minacciano. Fanno paura. Il loro regno è la strada. La loro trincea è un pezzo di via Alimena che da qualche tempo è diventato il ritrovo dei guappi senza un filo di barba. È lì che comincia la nuova frontiera tra il mondo normale e quello dei ragazzi fuori di testa, una specie di terra di nessuno e, soprattutto, una terra senza legge. Le loro scorribande sono diventate un problema in una città già intossicata dai continui assalti alle sue attività commerciali e dalla droga che viene venduta in ogni quartiere come il pane.

Proprio sabato sera, sei di quei giovani senza arte né parte, sei di quei ragazzi della casbah di via Alimena hanno assaltato una tabaccheria in via Monte San Michele, rischiando di far male al figlio della proprietaria per portarsi via pochi euro. L’ultimo attacco del “branco” sta facendo tremare Cosenza. Perché è arrivato dopo una serie infinita di rapine e di furti, di saccheggi violenti. 

Certo, Cosenza è sempre stata così tanto che alla fine degli anni Novanta veniva definita la “capitale” calabrese dei crimini predatori dall’allora procuratore generale nella sua relazione annuale. Piuttosto, rispetto al passato c’è un maggiore allarme sociale per quella ferocia che prima non c’era. Oggi è un altro crimine, un’altra Cosenza. Un crimine che sempre più spesso recluta i giovani che pur di entrare nel “branco” attraversano velocemente il labirinto della vita e senza rendersene conto finiscono male. Come è accaduto al ventunenne arrestato dalla polizia subito dopo il “colpo”. E come, probabilmente, accadrà ai suoi cinque complici sui quali gli investigatori del questore Luigi Liguori hanno più di qualche sospetto. Sono tutti ragazzi, gente quasi sconosciuta.

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