A trovarli, dentro dei grandi sacchi di cellophane, i carabinieri della Compagnia di Paola e del Nucleo investigativo del Reparto operativo di Cosenza, che da giorni stavano facendo dei controlli a tappeto nelle zone di montagna del territorio cetrarese per reprimere il fenomeno dello spaccio di droga che, a queste latitudini, non conosce crisi. La marijuana, essiccata, era stata nascosta sotto dei cumuli di foglie e terriccio in località “San Pietro”, una delle tante aree rurali che, come una costellazione, formano il territorio cetrarese: l’hanno trovata i militari. Hanno attraversato i sentieri, si sono fatti largo tra cespugli e rovi, fino ad arrivare in quel terreno abbandonato, con alberi e cumuli di foglie sparse sulla terra brulla. Qualcosa ha attirato l’attenzione dei carabinieri: del fogliame e dei materiali di scarto accumulati. Subito si sono avvicinati per capire cosa ci fosse sotto, per poi scovare i sacchi con i due chili e mezzo di “maria”. La droga era essiccata e, probabilmente, pronta per essere immessa sul mercato. Del resto, questo non è periodo per la piantagione (prevista di solito in primavera). La zona, proprio per la fitta vegetazione e i sentieri impervi, si presta, da sempre, alla coltivazione illegale di “erba”, poi venduta al dettaglio sulla costa tirrenica cosentina con facili guadagni.
Avviate le indagini per capire chi ha lasciato i grossi sacchi con la marijuana in quel terreno abbandonato e gli eventuali basisti dell’imponente carico di droga. Il quantitativo, sequestrato, è stato inviato all’Arpacal per effettuare le analisi sul principio attivo.
Duro colpo alla criminalità organizzata: la marijuana sequestrata pare fosse pronta per essere immessa sul mercato della costa tirrenica cosentina e far soldi facili, soprattutto tra i ragazzini che, per sballarsi e provare esperienze nuove, specie se in gruppo, vanno alla ricerca dello spacciatore, pronti a sborsare soldi per avere dell’erba da fumare. Un fenomeno che, però, ha altre sfaccettature: basti pensare che il controllo degli stupefacenti, sul Tirreno cosentino, specie per ingenti quantitativi come questo sequestrato dai carabinieri, è gestito dal clan Muto, decapitato dalle ultime operazioni delle forze dell’ordine.
Il ritrovamento della droga fa supporre che il traffico, però, non si sia mai fermato. Lo sanno bene gli investigatori che stanno intensificando i controlli, assestando duri colpi alla mala. Calcoli precisi non se ne possono fare, ma il guadagno che poteva derivare dalla droga sequestrata si aggirerebbe su diverse migliaia di euro. Chi gestiva il traffico? In quali canali era indirizzato? Su questi e altri aspetti stanno indagando i carabinieri della Compagnia di Paola, diretti dal capitano Antonio Villano.
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