Ricomincia in una stanza d’ospedale del reparto di terapia intensiva la spaventosa storia del figlio che ha accoltellato la madre. In quella stanza protetta, il corpo di Elisa Amendola è costantemente riempito di vita dalla macchina alla quale resta attaccata. Una macchina che alimenta le speranze dei parenti della sessantunenne collaboratrice scolastica. I sanitari che l’hanno in cura non si sbilanciano, la donna, sottoposta a continue trasfusioni di sangue, presenta una serie di problemi, addominali, cranici e alla gola che richiedono per forza di cose massima prudenza. Le sue condizioni andranno valutate nel tempo. Per il momento non è ancora fuori pericolo. Soffrono i parenti per Elisa ma non dimenticano nemmeno Valentino, il figlio della donna. Il trentacinquenne s’è avvalso della facoltà di non parlare davanti al gip che ieri mattina ha aperto e chiuso il verbale prima di vergare, su richiesta del pm Giuseppe Visconti, l’ordinanza applicativa della misura cautelare in carcere nei confronti dell’indagato. Subito dopo, Valentino è tornato nella sua cella, un buco nel quale è racchiuso tutto quello che resta del suo mondo. Un mondo devastato da quel male oscuro che, venerdì notte, l’ha spinto alla follia. Non parla, non dice una parola è ancora visibilmente turbato da quello che ha combinato. In questi tre giorni, il disoccupato trentacinquenne è rimasto in silenzio con lo sguardo che sembra smarrirsi all’infinito. Probabilmente, aspetta in solitudine che dall’“Annunziata” arrivino buone notizie sulle condizioni di sua madre. La discesa agli inferi di Valentino Amendola è cominciata in quella casa dove viveva con Elisa nel quartiere di via Panebianco. Ed è cominciata dall’ennesima lite innescata probabilmente dalla “solita” richiesta di quattrini per comprarsi la “roba”. Tra quelle mura gli odi familiari sarebbero stati assorbiti come pane quotidiano. La vita nell’abitazione degli Amendola sarebbe andata appesantendosi in mezzo a malumori, incompresioni e a litigi quotidiani. Lui non lavorava e la madre, quando poteva, cercava d’accontentarlo, anche se i soldi non bastavano mai. Ogni rifiuto finiva per alimentare il rancore che avrebbe generato l’improvvisa esplosione di violenza. Venerdì notte, Valentino avrebbe atteso il rientro di sua madre e si sarebbe scagliato contro lei. L’avrebbe affrontata e sbattuta per terra. Poi, con un coltello da cucina le avrebbe cercato di tagliarle la gola dopo averla colpita con i pugni varie volte al capo. E mentre sua madre era distesa sul pavimento della stanza da letto lui sarebbe uscito di casa per farsi un giro. Quindi sarebbe rientrato e avrebbe bussato all’uscio di un parente che abita vicino. All’uomo avrebbe confessato subito la sua disperazione: «Ho fatto una cavolata». E proprio il congiunto avrebbe informato la polizia del guaio. Da quel momento, Valentino è prigioniero dei suoi incubi. Ora che la rabbia è sfumata, anche lui, però, spera che la madre possa salvarsi. Tutto questo mentre vanno avanti le investigazioni dei poliziotti della Mobile, guidati dal vicequestore Giuseppe Zanfini, e dei colleghi della Volante, agli ordini del vicequestore Cataldo Pignataro. Indagini che puntano a cristallizzare definitivamente uno scenario già, sostanzialmente, definito.
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