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Si cercano le armi che Fuscaldo dice d’aver sepolto dopo il delitto

Si cercano le armi che Fuscaldo dice d’aver sepolto dopo il delitto

CIRÒ MARINA

Si è aperta una nuova “caccia” tra le campagne, i filari e la pineta di Cirò Marina. I carabinieri del Comando provinciale dell’Arma, cercano, zolla per zolla, le “armi” che, Salvatore Fuscaldo, nella sua confessione ha raccontato di aver usato per uccidere Antonella Lettieri. Malgrado il massiccio dispiegamento di uomini a nord della cittadina, il tubo di acciaio e il coltello a serramanico che il cinquantenne ha affermato di aver seppellito, non sono finora saltati fuori. Né tra i resti di tanti falò lasciati da cacciatori e campeggiatori, sono emerse le tracce del rogo nel quale, l’operaio agricolo, ha riferito di aver bruciato i suoi vestiti sporchi di sangue. Si fa strada così l’ipotesi che Fuscaldo possa essere accompagnato a Cirò Marina per indicare agli investigatori il luogo esatto dove avrebbe sepolto le “armi”.

Ciò che «non torna» è la ricostruzione fornita dal cinquantenne nell’interrogatorio al quale è stato sottoposto venerdì dal comandante della Compagnia, il capitano Alessandro Epifanio e dal sostituto procuratore della Repubblica, Alfredo Manca. Le “falle” del racconto sarebbero nel suo tentativo di far cadere l’aggravante della premeditazione. Gli investigatori evidenziano che se come dice avesse messo a soqquadro il piano superiore della casa dopo, e non prima, aver compiuto il delitto, avrebbe dovuto lasciare tracce di sangue che, invece, mancano. Considerata non credibile è soprattutto per gli investigatori la tesi sostenuta dall’uomo di essere stato ricattato dalla commessa; la donna non solo lavorava, ma secondo quanto ricorda il legale della famiglia Lettieri, l’avv. Mariano Salerno «i coniugi Fuscaldo hanno consegnato agli inquirenti 1900 euro e dei libretti postali che Antonella aveva loro affidato».

Fuscaldo ha anche raccontato che dopo aver commesso il delitto, attorno alle 21,30, si sarebbe preoccupato di sbarazzarsi delle armi, degli scarponcini e dei suoi vestiti. Avrebbe, avvolto le armi nella trapunta, poggiandola nel sedile posteriore della sua Alfa 156, e si sarebbe allontanato in auto dal rione Scalaretto per raggiungere un vigneto vicino a quello in cui lavorava. Movimenti di cui gli investigatori cercano un riscontro nei filmati delle telecamere visionate dai tecnici del Racis; l’uomo, ha raccontato di aver buttato le armi e i vestiti insanguinati; solo dopo, sarebbe tornato per darli alle fiamme; non gli scarponcini, macchiati con schizzi di sangue della vittima e su cui i Ris hanno rilevato tracce del suo sudore. Le scarpe sono state ritrovate nel vigneto, il 20 marzo, dai cacciatori di Calabria; gli stessi che, hanno trovato la trapunta macchiata con il sangue di Antonella nella pineta di Punta Alice.

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