È arrivata fino al litorale jonico cosentino la lunga scia di sangue che da anni insegue Pasquale Inzitari, l’imprenditore di Rizziconi con un passato in politica e tanti guai giudiziari sulle spalle. Un uomo controverso, già condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, scampato alla morte martedì sera per una fortunata casualità. La pistola calibro 9x21 – la classica arma dei killer di ’ndrangheta – s’è infatti inceppata proprio quando uno dei due sicari giunti a bordo d’una moto stava per concludere la sua missione omicida. Inzitari, dopo i proiettili esplosi contro i pneumatici del suo Suv nero (un colpo ha anche raggiunto un’utilitaria ferma nelle vicinanze) non aveva infatti via di scampo. L’azione di fuoco è scattata nel posteggio del negozio d’articoli sportivi Decathlon, porzione dell’enorme area commerciale chiamata “I portali”, una distesa d’asfalto priva di ripari. Compreso che il suo potente mezzo non avrebbe potuto trarlo in salvo, l’imprenditore ha tentato la disperata fuga a piedi verso l’ingresso dell’esercizio commerciale. Proprio in quei drammatici istanti l’arma ha smesso di sputare fuoco nonostante l’assassino, irriconoscibile per via del casco sulla testa, abbia premuto il grilletto a vuoto per tre volte, il numero dei bossoli inesplosi rinvenuti nel posteggio. A quel punto, allo sparatore e al suo complice non è rimasto altro che dileguarsi. Sulla scena del crimine sono arrivate poco dopo le “gazzelle” dei carabinieri in forza alla Compagnia di Corigliano. Gli uomini del capitano Francesco Barone hanno avviato tutti i rilievi del caso. Sott’osservazione ci sono soprattutto i nastri delle numerose telecamere installate nella frequentata zona, occhi elettronici che avrebbero immortalato le fasi salienti del raid. A coordinare le indagini ci sta pensando il procuratore di Castrovillari, Eugenio Facciolla. Un’inchiesta a 360 gradi, anche se la pista privilegiata rimane inevitabilmente quella del legame tra l’agguato fallito e la complessa vicenda umana di quello che appare come l’unico obiettivo di quelle pistolettate.
Pasquale Inzitari, ex consigliere provinciale dell’Udc a Reggio ed ex vicesindaco del suo paese d’origine nella Piana di Gioia Tauro, da qualche tempo s’era spostato sul litorale jonico cosentino. Proprio a Corigliano ha scontato uno spezzone degli arresti domiciliari che gli sono stati affibbiati con l’inchiesta anti ’ndrangheta “Saline”, misura poi sostituita dalla sorveglianza speciale. E nella zona commerciale ausonica aveva pure trasferito i suoi interessi. L’azienda guidata da Inzitari, una grande rivendita di prodotti informatici, esattamente a causa dei suoi problemi con la giustizia è però finita sotto amministrazione controllata. L’ex politico è così passato insieme alla moglie dal ruolo di titolare a quello di dipendente. Un’avventura imprenditoriale che richiama tutti i guai di quest’uomo oggi vivo per miracolo. Fu proprio lui, insieme al cognato Antonino Princi trucidato nel 2008, a realizzare “Porto degli Ulivi”, il centro commerciale che svetta nei pressi dello svincolo autostradale di Gioia Tauro. Un mega-contenitore di attività economiche capace di scatenare un ciclone di piombo.
La sentenza di “Saline” e i rapporti della Direzione investigativa antimafia ricostruiscono le dinamiche di questo terremoto criminale forse non ancora esaurito: i terreni su cui è poi sorto il “Porto degli Ulivi”, poco prima del cambio della destinazione d’uso furono acquistati da personaggi vicini al clan Crea, la cosca dominante di Rizziconi. Inzitari avrebbe prima favorito questi passaggi sfruttando la sua influenza politica e di amministratore. Ma le cose cambiarono dando il via al bagno di sangue. E tra le vittime spicca il giovanissimo figlio dell’imprenditore, ucciso ad appena 18 anni.
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