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Ruba una borsa e va ai domiciliari, evade e finisce in carcere

Ruba una borsa e va ai domiciliari, evade e finisce in carcere

Lo avevano messo ai domiciliari dopo l’arresto per il furto d’una borsa. Ma dopo qualche ora lo hanno ritrovato a gironzolare per la città e quindi si sono spalancate le porte del carcere. Alla vista dei poliziotti ha gettato la borsa, che aveva rubato qualche minuto prima all’interno dell’abitacolo di un’auto, e ha tentato di fuggire. Quella borsa, sul sedile posteriore, faceva gola e soprattutto prometteva un discreto bottino, almeno in apparenza così come accade con le uova di Pasqua. Stava lì, sul sedile quella borsa. Stava lì a portata di mano. Bastava sfondare il vetro dell’auto, acchiapparla e scappare via. Questione di destrezza, adrenalina. Più che altro istinto. A questo film, però, mancavano alcuni elementi essenziali. Che poi sono quelli che danno una connotazione morale a tutta la storia. Il ventunenne finito in manette ieri mattina non aveva calcolato due cose. La trama costruita in quei pochi istanti non aveva contemplato che qualcuno potesse vedere quella scena e soprattutto – è qui che la storia acquista una connotazione etica affatto trascurabile – che quel qualcuno raccontasse tutto ai poliziotti (come dovrebbe ogni buon cittadino che si trovasse ad assistere alla consumazione d’un reato). Il ventunenne – fra l’altro noto agli ambienti giudiziari – non aveva messo in conto, insomma – dando per scontato il clima d’omertà aleggiante ovunque – che qualcuno si prendesse la briga non solo d’allertare i poliziotti dell’avvenuto furto, ma anche di fornire una descrizione particolareggiata, quasi fotografica, del presunto ladro. A completamento della storia andrebbe aggiunto anche l’intuito dei poliziotti della Squadra volante. Ai quali è bastato poco per mettersi sulla scia dell’uomo. Lo hanno individuato che aveva ancora la borsa in mano, proprio quella sottratta dieci minuti prima dal sedile posteriore dell’auto parcheggiata nelle vicinanze del centro commerciale “I due fiumi”. Aveva la borsa in mano e la coscienza sporca, il ventunenne. Perché alla vista dei poliziotti ha tentato di disfarsi della refurtiva e di darsela a gambe per sfuggire all’arresto. Ma anche stavolta aveva calcolato male l’epilogo, la fine di quella storia che (a guardarla da una certa prospettiva, abbastanza relativa) non solo era iniziata male, ma è finita pure peggio. Il tentativo di fuga è stato smorzato sul nascere. Gli agenti lo hanno prima bloccato e poi gli hanno stretto le manette ai polsi. La borsa – il cosiddetto corpo del reato – è stato recuperato e dopo le opportune verifiche è stata restituita al proprietario. Il ventunenne, invece, dopo le formalità di rito è stato assegnato ai domiciliari.

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