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Divieto d’ingresso al bar per il disabile in carrozzella

Divieto d’ingresso al bar per il disabile in carrozzella

Francesco Mussari ama Cosenza, la sua città. Anche dopo la disavventura patita di recente. Il trentacinquenne cosentino vive su una sedia a rotelle da vent’anni. Un’eternità per chi da ragazzino era abituato a scorrazzare a destra e a manca. Poi, il drammatico incidente stradale che gli ha tarpato le ali, ma non di certo spento la sua voglia di vivere. Francesco era benvoluto da tutti anche prima che il destino gli giocasse un brutto tiro.

Delle volte, però – raramente, per fortuna – qualcuno affonda il coltello nella piaga, e gli fa quasi pesare il suo status di diversamente abile. Come è accaduto nei giorni scorsi. A raccontare lo spiacevole episodio è lo stesso trentacinquenne: «Un barista mi ha negato l’ingresso nel suo locale». Sconcertante. «A suo parere, la mia sedia a rotelle», prosegue Francesco Mussari, «avrebbe rovinato il parquet. Mi trovavo da quelle parti per festeggiare l’apertura di un esercizio commerciale di un mio amico, ma quel brindisi non mi è stato concesso. Ho massimo rispetto per gli animali, ma sono stato trattato come un cane di grossa taglia». L’affermazione del barista ha profondamente scosso il ragazzo disabile. «In un primo momento avrei voluto ribellarmi», prosegue, «ma poi ho cercato di far ragionare il mio interlocutore. Stava sbagliando, e mi sono permesso di farglielo notare». Meno diplomaticamente, gli amici di Francesco Mussari sono andati su tutte le furie, ma la discussione non ha preso strade sbagliate. «Ho chiesto alle persone che si trovavano in mia compagnia di lasciar perdere e abbiamo abbandonato il locale», sottolinea, «ma la ferita dentro di me resterà per sempre. Tuttavia, so bene che esistono persone del genere. Ho cercato di far valere i miei diritti nei confronti del barista solo perché vorrei che episodi del genere non accadessero in futuro. Vivo la mia disabilità da ormai tanto tempo, ma se fosse capitato a un ragazzo più giovane avrebbe avuto ripercussioni sul suo morale».

Difficile rintracciare spunti di positività in una vicenda così triste, ma Francesco Mussari è un guerriero. Arduo fargli perdere il sorriso. «Cosenza è una città dove episodi del genere non accadono quasi mai. Negli ultimi vent’anni ho ricevuto tanto affetto, da familiari, amici e, soprattutto, persone che non conoscevo. Al di là di qualche barriera architettonica, qua e là, si vive molto bene. Se dimenticherò questa storia? Non sarà facile lo stesso. Stento a capire cosa sia passato per la testa del barista che, tra l’altro, mi conosce molto bene. Se ho un sogno? Sì, legato al calcio. Vorrei che il Cosenza tornasse a calcare palcoscenici importanti». Francesco sogna, ma prima di posare la testa sul cuscino, mira e rimira la sua Cosenza. Ché tanto resta bella, seppur qualche burbero provi a macchiarla con atteggiamenti ignobili.

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