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Prestiti a strozzo con i guadagni del calciatore

Prestiti a strozzo con i guadagni del calciatore

L’inizio fu drammatico con i detective del Ros che andarono ad arrestarlo in casa con l’accusa di usura. Era l’ultimo giorno di agosto di un anno fa e il calciatore professionista Ciccio Modesto si ritrovò improvvisamente all’inferno. Un pentito lo incastrava, era Roberto Violetta Calabrese, uno che non era stato mai dentro la ’ndrangheta ma che vantava amicizie importanti nella ’ndrangheta, tra cui il suocero di Modesto, Luisiano Castiglia, pure lui finito nella maxi-retata contro gli strozzini del clan. Da quei giorni sono passati tredici mesi. E, ora, l’inchiesta è chiusa. Nei giorni scorsi il trentacinquenne ha ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini preliminari, insieme ad altri tre indagati: Gianfranco Bevilacqua, 50 anni di Cosenza, Ermanna Costanzo, 63, di Mangone, e Domenico Fusinato, 49 di Cosenza. I quattro (che sono difesi dagli avvocati: Roberto Le Pera, Gianmario La Cava, Pasquale Vaccaro, Vincenzo Mammoliti e Leo Sulla) adesso hanno venti giorni di tempo per produrre memorie difensive, chiedere l’interrogatorio, rilasciare dichiarazioni. Poi decideranno i magistrati della Dda, il procuratore capo, Nicola Gratteri, l’aggiunto, Giovanni Bombardieri, e il pm antimafia Camillo Falvo.

Modesto si è sempre difeso. «Io uno strozzino? Ma se a ventuno anni avevo già uno stipendio da 70mila euro e la vita per me è sempre stata un sogno...». Un sogno vissuto prendendo a calci la sfera di cuoio. Ha giocato in serie A, in B e in C, ha indossato maglie di club importanti come il Parma, il Bologna, il Palermo, il Pescara, il Padova, la Reggina, il Cosenza e il Crotone. Tanta gloria prima di sprofondare nelle sabbie mobili dell’inchiesta sull’usura. Storie di soldi prestati e ripresi con interessi alle stelle che improvvisamente sono diventati la sua storia. Dopo l’arresto, Modesto era stato scarcerato per ordine del Tdl grazie agli elementi della contro-inchiesta difensiva degli avvocati Sulla e Angelo Pugliese. I legali spiegarono che «Modesto aveva affidato quel conto corrente finito sott’inchiesta al cognato e al suocero per gestire alcuni investimenti perchè lui era sempre fuori». Decisivi gli esposti che Ciccio Modesto aveva presentato contro il pentito che lo accusava. «Modesto aveva querelato per ben tre volte Violetta Calabrese, nel 2013. Un uomo che non conosceva direttamente». Secondo la trama svelata dalla difesa, il collaboratore di giustizia era amico del suocero di Modesto e avrebbe agito sul suo conto corrente anche «col consenso di qualche impiegato di banca».

La Dda lo accusa d’aver finanziato un giro prestiti a strozzo attraverso i suoi guadagni utilizzati materialmente dal suocero Castiglia per l’usura. E a parziale estinzione di un debito di 52mila euro, Modesto avrebbe usufruito di lavori edili gratuiti per realizzare la casa di Cosenza dove risiede.

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