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Fiumi ricchi d'acqua ma la città è ridotta alla sete

Fiumi ricchi d'acqua ma la città è ridotta alla sete

Si sono dati appuntamento alle 18 di domani, in via Arabia, davanti alle fontane, per «un bel bagno collettivo». Sono i comitati dell’assemblea dell’area urbana che da mesi si battono per l’acqua. Non si sa se siano più stanchi o più assetati. Sono sicuramente arrabbiati e si dicono certi che questa crisi sia la diretta conseguenza della malagestione di un problema storico. Di chi le responsabilità allora? Per loro non ci sono dubbi: «Di chi eroga il servizio e delle amministrazioni comunali coinvolte».

Rubinetti a secco nelle case, nei negozi, ovunque. In centro e anche nelle periferie. L’autoclave d’ordinanza, di cui è dotata ogni casa che nasce in questa terra, non basta, e a volte non serve proprio. Dopo anni, si è rivista in questi giorni la gente in coda davanti alle fontane per la provvista quotidiana con bottiglie, secchi e bidoni.

Eppure l’acqua, adesso, c’è e ce n’è in abbondanza. La Regione aveva anticipato la siccità di settembre secondo il tradizionale algoritmo legato al cielo: «Non piove, quindi avremo difficoltà a garantire la portata prevista».

E nel nome del cielo (e dei suoi capricci), puntualmente, sono cominciati i primi problemi. Ma ora è tornato a piovere. Piove per intere giornate eppure l’acqua manca lo stesso nelle case, continua a non sgorgare dai rubinetti. Niente doccia, niente barba, nemmeno per i panni. Eppure di acqua ce n’è qui intorno, si vede nei fiumi, scorre dalle fontanelle pubbliche, ma si perde, scompare misteriosamente prima di raggiungere le abitazioni. Cosenza e Rende muoiono di sete. Lo schema idrico dell’Abatemarco, il più grande acquedotto calabrese, non funziona.

E, probabilmente, non funziona l’intera governance calabrese dell’acqua saldamente impalcata sull’asse Regione-Sorical. Parlano tutti dell’acqua, quest’estate se la prendevano col cielo come se fosse colpa del Padreterno a non averci fornito un sistema di distribuzione efficace. La verità è che nessuno vuole seriamente mettere mano al problema perchè, probabilmente, è più conveniente alimentare questa cultura dell’emergenza senza fine. In fondo sono anni che si parla sempre dello stesso problema, con le stesse ansie, la stessa preoccupazione di chi abita ai piani alti e deve aspettare che la città vada a letto per vedere inumidito il lavello di casa. Per anni le stesse scene, nonostante un esercito di politici ben pagati si sia avvicendato nel governo delle risorse idriche in Calabria. Nessuno di loro è riuscito a modificare qualcosa nel karma di questa nostra sfortuna terra.

Oggi come ieri i rubinetti delle case dei cosentini pompano aria. L’acqua, invece, si perde chissà dove. Si perde insieme a miliardi finanziati e mal spesi che fanno da contorno a una storia al tempo stesso drammatica e comica. Piove e pioverà ancora tanto nei prossimi mesi. Piove come ha sempre fatto in Calabria, eppure Cosenza continua a non avere acqua. E anche Rende e gli altri comuni dell’area urbana hanno sete. C’è tanta acqua qui intorno, scorre impetuosa dentro i torrenti della Sila, ce n’è abbastanza nel Crati e nel Busento, ma non ce n’è dentro i tubi che si allacciano alle nostre case. Si fatica a comprendere questo mistero che sembra noto solo ai burocrati e ai politici. A loro che sono gli unici ad avere in mano le chiavi della felicità, che poi sono le chiavi dell’acqua.

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