COSENZA
È una storia senza fine. È dolore che si aggiunge ad altro dolore, amarezza che si somma ad altra amarezza. È la trama agghiacciante che ebbe come epilogo la morte del 79enne Cesare Ruffolo di Rende. Ucciso dal plasma infetto contenuto in una sacca killer. Era l’estate del 2013. Agli inizi di febbraio di quest'anno, il Tribunale condanna il primario del reparto di immunoematologia e il direttore sanitario dell’“Annunziata” del tempo. Una sentenza che impone al Ministero della Salute e all’Azienda ospedaliera di risarcire le famiglie del paziente spirato in corsia. Una quantificazione del danno anticipata da una provvisionale, compessiva, di 150mila euro in favore delle parti civili. Ma dal giorno del verdetto pronunciato «In nome del Popolo italiano», dall’ospedale non sarebbe arrivato alcun segnale.
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