A Corigliano s’era insediato il tribunale della malavita. Aveva i suoi codici e le sue procedure e soprattutto emetteva sentenze inappellabili con pene corporali d’una certa entità: un “condannato”, per esempio, venne pestato a sangue due volte nel giro di ventiquattr’ore e un’altro venne raggiunto e accoltellato in casa in casa mentre dormiva. Insomma, l’apparato della giustizia filo-’ndranghetista era meno garantista e funzionava in modo diverso da quello dello Stato, i cui apparati, però, ieri, hanno fatto la voce grossa ristabilendo, nel territorio ausonico, l’ordine naturale delle cose e soprattutto la Legge.
Il “tribunale” era presieduto da Filippo Solimando, vecchia conoscenza della magistratura antimafia e attualmente detenuto in regime di 41 bis. Ieri mattina sono state arrestate dai carabinieri, per ordine del procuratore di Castrovillari, Eugenio Facciolla, 12 persone accusate, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di estorsioni, rapine, ricettazione e danneggiamento.
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