Una infezione fatale. Lina Pasqua, 56 anni, è morta ieri nel reparto di Rianimazione dell’ospedale dell’Annunziata. I famigliari, dopo il decesso, hanno sporto denuncia chiedendo l’intervento della magistratura. Il procuratore Mario Spagnuolo e il pm Giuseppe Cava hanno aperto un fascicolo d’inchiesta e disporranno l’esecuzione dell’esame autoptico. Difficile fare delle ipotesi sulle ragioni dell’accaduto. Ingeneroso sarebbe subito puntare il dito contro i medici che hanno avuto la donna in cura: nel nosocomio bruzio il personale lavora a ritmi elevatissimi e tra mille difficoltà. L’abnegazione appare da parte di tutti assoluta. Ma ricostruiamo la vicenda. La paziente è stata operata il 12 marzo e il successivo 30 giugno per problemi determinati da una occlusione intestinale. Il primo intervento è stato con ileostomia e l’altro per la ricanalizzazione dell’intestino. Tra i due momenti chirurgici la donna ha cominciato ad accusare forti dolori addominali ed insufficienza renale ed è stata ricoverata nel reparto di Medicina. Considerato che le condizioni della donna, anche a causa di una infezione contratta in ospedale non accennavano a migliorare, la Pasqua dopo essere andata in dialisi è stata trasferita il 4 giugno scorso nel reparto di lungodegenza del nosocomio di Rogliano. Il 23 giugno è stata poi riportata a Cosenza, dove è stata appunto sottoposta all’ultimo intervento chirurgico sabato scorso. Ieri è deceduta. I congiunti, assistiti dagli avvocati Massimiliano e Paolo Coppa, hanno chiesto il sequestro della cartella clinica e l’esecuzione dell’autopsia. Vi sono state negligenze e imperizie da parte del personale medico e paramedico? Dovranno verificarlo i magistrati inquirenti attraverso tutti gli accertamenti disposti. La paziente, in questi mesi, è stata oggetto di attenzione da parte di quattro diversi reparti ospedalieri. Se vi sono stati degli errori di valutazione o se sono state somministrate cure non idonee emergerà grazie al lavoro dei consulenti medico legali che la Procura nominerà nelle prossime ore. Non resta, dunque, che aspettare.
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